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L'ex primula rossa del Supramonte resta in cella nell'istituto penitenziario di Opera (Milano). Il principio espresso dal giudice è che l'opposizione a cure e diagnosi non consente il differimento pena
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Graziano Mesina, l'ex primula rossa del Supramonte, 80 anni, rifiuta le cure e ogni accertamento diagnostico e quindi non è possibile arrivare a una "diagnosi certa" sulle sue condizioni di salute. Lo scrive il Tribunale di Sorveglianza di Milano, presieduto dal giudice Giovanna Di Rosa, in un provvedimento con cui nelle scorse settimane ha deciso che al criminale detenuto nel carcere di Opera (Milano) non si possa concedere la detenzione domiciliare. Il principio espresso è che l'opposizione a cure e diagnosi non consente il differimento pena.
Graziano Mesina, noto anche con lo pseudonimo di Gratzianeddu, è stato un criminale italiano, il più famoso esponente del banditismo sardo del dopoguerra. Nato nel 1944 a Orgosolo, in provincia di Nuoro, ha trascorso gran parte della sua vita tra le montagne della Barbagia, dove ha formato una delle bande più temute e pericolose del territorio. Penultimo di undici figli, Mesina in quarta elementare prese a sassate il maestro, lasciò la scuola e andò a fare il servo pastore come i fratelli. Mesina è stato protagonista di numerose evasioni dalle carceri italiane, diventando uno dei latitanti più famosi d'Italia. Il suo ruolo di mediatore nel sequestro di Farouk Kassam, un imprenditore franco-algerino rapito nel 1989, ha fatto molto rumore e ha portato alla sua cattura nel 1994. La sua attività criminale è stata caratterizzata da furti, rapine e sequestri di persona. Mesina ha trascorso gran parte della sua vita in carcere, complessivamente più di 40 anni tra detenzione preventiva e condanne. Nonostante ciò, non ha mai smesso di rappresentare un pericolo per la società, tanto che nel 2021, all'età di 79 anni, risultava ancora latitante. Mesina è diventato un simbolo della lotta alla mafia e al banditismo in Sardegna, suscitando emozioni contrastanti tra la popolazione locale. La sua figura ha ispirato film, libri e documentari, contribuendo a renderlo una delle figure più note del mondo criminale italiano. Mesina è stato definito il "re dei sequestratori" dal New York Times nel 1992.
Mesina è stato graziato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2004, dopo aver trascorso quasi 40 anni in carcere. La ragione ufficiale della grazia non è nota, ma alcuni hanno suggerito che sia stata concessa in seguito al suo ruolo di mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam, figlio di un diplomatico iracheno, avvenuto nel 1981. La decisione di graziare Mesina è stata molto controversa, e ha suscitato numerose critiche. Alcuni ritengono che la grazia sia stata concessa a causa della sua età avanzata e del fatto che fosse malato, mentre altri sostengono che sia stata una scelta politica, fatta per motivi di opportunità o per ragioni di stato.
Graziano Mesina dopo la grazia è tornato in Sardegna ma il 10 giugno del 2013 è stato arrestato con l'accusa di traffico internazionale di droga. Tre anni dopo è stato condannato a 30 anni per associazione a delinquere specializzata nel traffico di droga. I giudici lo hanno ritenuto il capo di un'organizzazione che aveva contatti con un clan di calabresi che operava sulla piazza di Milano e faceva arrivare la droga in Sardegna.