GIALLO SULLA MORTE DELLA MODELLA

Imane Fadil, il referto degli esami: "Nel sangue nessun metallo a livelli tossici" | La procura all'obitorio: "Non far vedere a nessuno la salma"

I risultati del Centro Antiveleni Maugeri inviati agli inquirenti, ma per chiarire le cause della morte della teste del caso Ruby bisognerà aspettare l'autopsia in programma per mercoledì o giovedì

17 Mar 2019 - 17:21
 © ansa

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Nel sangue di Imane Fadil, una delle testimoni chiave del caso Ruby morta il 1° marzo dopo un mese di agonia, non è stato rilevato alcun metallo a livello tossico. A dirlo sono gli esiti degli esami tossicologici eseguiti dal Centro Antiveleni dell'istituto Maugeri di Pavia inoltrati all'ospedale Humanitas di Rozzano, dove la giovane è morta, e ora in mano agli inquirenti. La salma della modella è all'obitorio di Milano e la procura ha ordinato di "non farla vedere a nessuno".

Il direttore del Centro, Carlo Locatelli, ha confermato al  Corriere della Sera  che "campioni biologici della paziente sono stati inviati al centro dall'ospedale in cui si trovava ricoverata, per esami e consulenza tossicologica. È stato richiesto il dosaggio dei metalli, ossia la loro individuazione in liquidi biologici, attività che è stata effettuata, e il cui esito è stato trasmesso alla struttura che lo aveva richiesto. Esito che era ed è evidentemente protetto da privacy". Quanto alle notizie di un sospetto avvelenamento da sostanze radioattive, Locatelli ha precisato che il suo centro "non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività". L'ipotesi quindi non è esclusa e certamente non è desumibile dai test eseguiti a Pavia.

A fare luce sulla misteriosa morte di Fadil saranno solo gli esiti dell'autopsia che avverrà tra mercoledì e giovedì alla presenza di un pool di consulenti nominati dai pm e guidato dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo. Entrata all'Humanitas il 29 gennaio, la modella lamentava gonfiori, dolori all'addome, vomitava, e presentava un quadro clinico molto complicato. Dopo una prima valutazione è stata subito trasferita in terapia intensiva, dove sono iniziati tutti gli accertamenti possibili, tanto che una delle diagnosi, poi scartata, è stata quella di 'lupus', una malattia cronica di natura autoimmune che può colpire diversi organi e tessuti del corpo.

Trasferita in rianimazione, dopo essersi aggravata, e sottoposta a sedazione farmacologica, la ragazza è poi migliorata e riportata nel reparto di Medicina generale. Qui, dopo aver confessato il timore di essere stata avvelenata, sono stati effettuati gli accertamenti tossicologici di base, ai veleni più comuni e alle sostanze stupefacenti per capire se avesse assunto qualche droga 'mal tagliata'. Accertamenti che hanno dato esito negativo. Visto il progressivo aggravarsi delle condizioni di Fadil e il decadimento progressivo degli organi, i medici hanno quindi deciso di tentare la strada delle analisi del dosaggio su cinquanta metalli al Centro di Pavia. Gli esiti, però, sono arrivati il 6 marzo, sei giorni dopo il suo decesso.

Pm a obitorio: "Non farla vedere a nessuno" "Non farla vedere a nessuno". E' la scritta a mano che compare sul fascicolo dell'obitorio di Milano dove si trova il corpo di Imane Fadil, una delle testi chiave del processo Ruby, morta il primo marzo e nel pomeriggio di quello stesso giorno trasferita dalla clinica Humanitas all'obitorio. La frase apposta da uno degli addetti del Comune riporta l'ordine della Procura di non fare avvicinare nessuno, nemmeno ad amici e parenti, al cadavere della modella di 34 anni di origini marocchine da oltre due settimane 'blindato' in attesa dell'autopsia.

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