L'ergastolano, in regime di isolamento nel carcere di Opera, ha avuto un colloquio con Daniele Farina, parlamentare di Sel. Al quale ha detto di sentirsi l'unico responsabile di quanto accaduto ai fratelli (uno morto e l'altro finito in cella per l'evasione)
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"Penso a quello che è successo e non mi do pace. Con tutti i miei casini ho distrutto la mia famiglia, li ho trascinati in un vortice di dolore che non finirà mai". A parlare è Domenico Cutrì, protagonista della rocambolesca evasione a Gallarate durante la quale il fratello Antonino è rimasto ucciso e al termine della quale tutti i componenti del commando che l'ha liberato sono finiti dietro le sbarre.
Cutrì ha incontrato nel carcere di Opera, dove è ora rinchiuso in isolamento, il parlamentare di Sel Daniele Farina, che ha poi riportato le sue parole a "la Repubblica". E al politico milanese l'ergastolano si confessa, esprimendo il proprio pentimento: "Penso a quello che è successo e non mi do pace. E non posso prendermela con nessuno se non con me stesso. Nino morto, Daniele (il fratello più giovane, ora in cella per l'evasione, ndr) in carcere. Penso a mia madre e a mio padre, e a mia sorella... Spero di incontrarli presto". Il fratello Antonino, invece, "è morto per colpa mia, e nessuno me lo può restituire".
Domenico Cutrì spiega che ora passa le giornate leggendo e scrivendo lettere: "Voglio che la mia famiglia sappia che sono l'unico responsabile di quello che è successo. Mea culpa. So di aver commesso degli errori, so di avere fatto cose che non valeva la pena fare, ma non voglio finire i miei giorni dietro le sbarre. A 32 anni non posso immaginare di finire morire qui dentro".
Soprattutto perché continua a ripetere che con quella storia per la quale è stato condannato all'ergastolo "io non c'entro niente, sono innocente". L'accusa era quella di aver fatto uccidere, nel 2006, un polacco che aveva dato uno sguardo di troppo alla sua fidanzata. Della sua innocenza era convinto anche il fratello Antonino, che ha organizzato l'evasione proprio perché convinto del fatto che il fratello non dovesse stare in carcere. Una vicenda che ha dato l'avvio a tutto, e ora a Cutrì resta solo "un senso di colpa lacerante".