INCUBO ALLE PORTE DI MILANO

La modella svedese chiede giustizia: "Farò condannare il mio aguzzino"

Dopo i mesi di sevizie e abusi, la giovane è rientrata nel suo Paese: "Non riesco più a stare in Italia, ma tornerò per testimoniare"

25 Mar 2015 - 08:53
 © ansa

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Un aereo ha posto fine al suo incubo. La modella svedese torturata e picchiata per mesi in un garage di Cinisello Balsamo, alle porte di Milano, è rientrata ieri nel suo Paese dove ha finalmente potuto riabbracciare la sua famiglia. "Non riesco più a stare in Italia, ma tornerò: testimonierò e lo farò condannare", dice parlando del suo aguzzino, il 41enne Claudio Rossetto. "Ora voglio giustizia".

L'uomo, nonostante i cinque anni di carcere scontati per un altro stupro nel 2008, non si era fatto problemi ad adescarla su Facebook. "Sono un agente di modelle: vieni in Italia, ho contatto importanti e posso farti lavorare", le aveva promesso. "Era una persona amorevole e dolce", descrive la vittima ai carabinieri dopo la sua liberazione. Pochi, in poche settimane, si è trasformato in un orco. Botte, violenze sessuali e continue umiliazioni che continuavano dall'autunno. Fino a quel giorno in cui lui le ha addirittura rasato i capelli a zero.

Sabato sera la svolta. Un vicino la sente gridare e chiama i carabinieri. I militari bussano alla porta di Rossetto che minimizza: "Una banale lite con la mia ragazza". Ma dalla sua fedina penale spunta quel precedente che insospettisce gli uomini dell'Arma. Nell'appartamento trovano la 23enne bionda e occhi azzurri, che sognava un futuro da top model, denutrita, mal vestita e con i segni delle violenze ben visibili sul corpo.

Ieri la madre è tornata a riprendersela. Nonostante il parere contrario dei medici, la ragazza ha voluto lasciare l'Italia al più presto: ha firmato una dichiarazione di assunzione di responsabilità e ha fatto ritorno al suo Paese. "Ma tornerò - conferma prima di imbarcarsi - voglio giustizia e lo farò condannare".

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