IL DELITTO DI YARA GAMBIRASIO

La verità di Bossetti: "Ecco perché hanno trovato il mio Dna su Yara"

Gli attrezzi rubati e i problemi di epistassi: il muratore di Mapello spiega il motivo per cui il suo sangue era sui leggings della vittima

09 Lug 2014 - 11:17
 © panorama

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Dopo il silenzio, Massimo Bossetti ha chiesto di parlare con la pm Letizia Ruggieri. Il muratore di Mapello accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio non ci sta alla verità emersa dai media e dice la sua ribadendo la sua "assoluta innocenza". Ci sarebbe un motivo se il suo Dna è stato trovato sui leggings della 13enne scomparsa il 26 novembre 2010: qualcuno ha usato i suoi attrezzi per il delitto (il muratore ne aveva denunciato il furto nel 2008).

Probabilmente, a causa dei suoi problemi di epistassi (emorragie al naso), erano anche sporchi del suo sangue. Secondo la versione di Bossetti, quindi, il vero assassino di Yara sarebbe chi ha rubato gli attrezzi del muratore indagato, che spesso erano lasciati incustoditi.

Sull'altro punto-chiave dell'accusa, il cellulare spento dalle 17.45 del 26 novembre del 2010, pomeriggio in cui Yara scomparve da Brembate, e accesso l'indomani mattina alle 7.32, l'indagato ha ribadito che è solo un caso. "Non è vero che quella sera ho spento volontariamente il telefono - ha affermato -. Era un apparecchio vecchio, la batteria era difettosa e si scaricava di frequente. Appena sono arrivato a casa, l'ho messo in carica, non ho fatto e non ho ricevuto chiamate". Bossetti è rimasto poi particolarmente colpito dal modo in cui i media hanno parlato di lui, a tal punto che durante il colloquio con la pm ha tenuto a chiarire di essere "una persona per bene" e che "non è vero che vado a ballare di nascosto da mia moglie".

Sull'altra incongruenza delle lampade quando, durante i primi interrogatori, aveva negato di andare in un centro estetico a farle - confessione confutata dalle parole della proprietaria del solarium secondo cui Bossetti andava una volta a settimana - ha aggiunto: "Sulle lampade che andavo a fare posso aver detto delle inesattezze perché non mi sembrava una cosa rilevante". Intanto, in attesa di nuovi esami del Dna, il muratore resta in isolamento nel carcere di Bergamo.

Colleghi di Bossetti potrebbero essere sentiti come testimoni - I colleghi di lavoro nel cantiere di Palazzago di Massimo Bossetti potrebbero esser sentiti come testimoni in relazione a quanto il muratore ha raccontato per cercare di spiegare come il suo Dna sia finito sul corpo di Yara Gambirasio. I suoi legali hanno ufficialmente confermato che chiederanno che sia ripetuta la prova del Dna.

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