Un mese dopo, con un video sul suo profilo Instagram, Lorenzo Biagiarelli torna sul caso della ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano
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"In molti mi hanno rimproverato scarsa umanità, ma io non posso né voglio chiedere scusa, come molti mi hanno suggerito caldamente di fare, per la morte di Giovanna Pedretti, il cui suicidio ovviamente mi addolora. Se lo facessi sarei l'ennesimo che utilizza la sua morte a proprio vantaggio, nel mio caso per riabilitarmi cospargendomi il capo di cenere e implorando clemenza della pubblica piazza. E comunque non torno in onda". Così, in un video sul suo profilo Instagram, a un mese dagli avvenimenti, lo chef-influencer Lorenzo Biagiarelli, torna a parlare dopo essere finito al centro delle polemiche per aver sollevato dubbi sulla veridicità della recensione contro disabili e gay postata dalla ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), successivamente trovata morta nel fiume Lambro il 14 gennaio.
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"Preferisco tenermi il dubbio, il sospetto piuttosto che tentare la via della pietà, affermando qualcosa che non penso e accetterò tutte le conseguenze di questa scelta", aggiunge Lorenzo Biagiarelli parlando ai suoi follower.
"Ne approfitto per comunicarvi che non ci sono più le condizioni perché io riprenda il mio ruolo in tv, quindi non mi vedrete più in onda. Ci tengo però a ringraziare tutti quelli che mi hanno manifestato affetto. Mi tengo stretto la solidarietà dei tanti che hanno capito a quale gioco sporco si stava giocando", aggiunge lo chef-influencer nel videomessaggio su Instagram.
"Ho lasciato che nelle ultime settimane venisse detto e scritto di tutto su di me. Che mi venisse rivolta qualsiasi accusa, anche la più infame senza rispondere. Ora che la sentenza si è un po' affievolita mi preme semplicemente ristabilire un principio di verità che poi è il cuore di questa vicenda", esordisce nel video Biagiarelli.
"Questo non è un video pensato da una task force, non ho nemmeno la camicia del penitente. Nei limiti del possibile sto bene e non sono qui per piangermi addosso. Cominciamo dai fatti", dice e ricostruisce quanto accaduto dal 12 gennaio, quando viene data "rilevanza nazionale a una notizia dal traballante profilo di verità. Quella della recensione omofoba alla pizzeria".
"Il giorno dopo finisce su alcuni cartacei, se ne parla ovunque. Io ne vengo a conoscenza da questo enorme dispiegamento di stampa. Vedo la recensione, mi sembra falso e lo scrivo avendo però cura di censurare il nome della pizzeria, quella della titolare e pure l'ubicazione. Questo perché il senso di fare debunking non è quello di smentire o esporre al pubblico ludibrio una persona comune, come è stato spesso scritto in questi giorni, ma è smontare una notizia specie se di diffusione nazionale e criticare l'operato della stampa quando si alimenta di notizie non verificare monetizzandole con dei click", afferma il food blogger.
"Il giorno dopo si scopre che Giovanna Pedretti si è tolta la vita e immediatamente sia io che la mia compagna cominciamo a esser sommersi da messaggi di odio, minacce di morte scatenati dalla stampa, dalle tv e dalle radio che da subito e per due settimane hanno sostenuto in modo talvolta implicito, ma talvolta proprio esplicito, che il nostro e solo il nostro operato fosse il diretto responsabile della morte di Giovanna Pedretti. Questo perché, sempre secondo la stampa, i miei due post di debunking soltanto condivisi da Selvaggia avrebbero creato una gogna social sulla signora e sulla sua pizzeria e questa è una delle tante falsità che sono state dette su questa storia".
Facendo appello all'articolo 21 della Costituzione e criticando tv, giornali e social, Biagiarelli sottolinea che "lo stigma infame dell'istigazione al suicidio viene riservato solo a me e alla mia compagna".