"NESSUN DANNO DI IMMAGINE"

Lodo Mondadori, alla Cir 246mila euro e non i 100 milioni richiesti

Si tratta del processo bis. Per i giudici non c'è stato nessun danno d'immagine e di reputazione: una società soffre meno di una persona

10 Lug 2015 - 19:57
 © ansa

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La Fininvest di Silvio Berlusconi dovrà versare come danni non patrimoniali alla Cir della famiglia De Benedetti soltanto 246mila euro (compresi gli interessi) e non i 32 milioni di euro (divenuti 100 con gli interessi) richiesti. Lo ha stabilito il Tribunale di Milano nella causa civile "bis" sulla vicenda del Lodo Mondadori.

Alla Cir è stato riconosciuto soltanto il danno non patrimoniale "da lesione del diritto costituzionalmente garantito ad un giudizio reso da un giudice imparziale" e non anche quelli per le "ricadute negative sulla immagine" o per lesione "dell'onore e della reputazione" o per la "presunta caduta del titolo" in Borsa. Così nella sentenza sulla causa civile bis Lodo Mondadori il giudice spiega perché abbia condannato Fininvest a versare al gruppo della famiglia De Benedetti solo 246mila euro e non i quasi 100 milioni richiesti.

Giudice: una società soffre meno di una persona - "Un ente soffre, in genere, il danno morale a causa di un fatto delittuoso diversamente da come lo soffrirebbe una persona fisica, cioè con minore impatto lesivo". Anche con questo passaggio il Tribunale di Milano motiva il risarcimento del danno non patrimoniale. "Non si stima riconoscibile una somma maggiore - scrive il giudice - se non frustrando la funzione stessa della responsabilità civile o modellandola non già in base alla lesione effettiva, ma in ragione della qualità del danneggiato, quasi ad affermare che una parte con maggior patrimonio possa soffrire di più". E ancora: "Questo procedimento di 'monetizzazione delle perdite' - spiega il magistrato - non può essere parametrato a dati che si collochino fuori dalla lesione: peraltro un ente soffre, in genere, il danno morale a causa di un fatto delittuoso diversamente da come lo soffrirebbe una persona fisica, cioè con minore impatto lesivo".

Marina Berlusconi: "All'ingiustizia c'è un limite" - Il presidente di Mondadori, Marina Berlusconi, commenta la sentenza sottolineando che "anche all'ingiustizia c'è un limite". E spiega che "l'ingegner De Benedetti e la Cir, ormai abituati a far quadrare i conti a spese della Fininvest, hanno voluto provarci di nuovo. Stavolta gli è andata male. Non paghi del vergognoso esproprio da 494 milioni di euro già ottenuto, hanno tentato ancora una volta il colpo grosso, chiedendo addirittura circa 100 milioni per il 'danno non patrimoniale'. E nel tentativo di motivare quest'assurda richiesta non si sono fermati davanti a nulla. Hanno lamentato di aver subito ingiustamente 'uno smacco imprenditoriale', dimenticando che la cosiddetta carriera di De Benedetti è sì costellata di smacchi imprenditoriali, ma di ben altro tipo, a cominciare dalla distruzione dell'Olivetti. Hanno indicato un grave danno inferto alla loro immagine, alla reputazione, all'onore, addirittura sono arrivati a lamentare 'i gravissimi stress e disagi nella sfera psichica ed emotiva' che 'gli esponenti di Cir', a cominciare da De Benedetti, avrebbero sofferto per il caso del Lodo".

A fronte "di questo elenco a dir poco sconcertante - prosegue Marina Berlusconi - il Tribunale civile (che, è bene ricordarlo, non doveva stabilire se De Benedetti avesse diritto al risarcimento, ma solo il suo ammontare) ha concesso 246mila euro, poco più di un'elemosina rispetto ai circa 100 milioni pretesi. Un'elemosina peraltro non dovuta, perché noi a De Benedetti non avremmo mai dovuto pagare neppure un euro. Ma certo la sproporzione fra quanto richiesto e quanto il Tribunale ha stabilito è talmente grande che dovrebbe far riflettere anche i più faziosi. Perché la dice lunga su tutta la vicenda processuale del Lodo, che si regge su pretestuosità, arroganze, totale infondatezza delle pretese. E il fatto che troppo spesso De Benedetti abbia trovato un uditorio disposto a dargli ragione rappresenta un'altra grave ferita per la verità e la giustizia di questo Paese".

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