Lo annuncia a "Quarto Grado" il legale della famiglia, che ha depositato la domanda in Procura. La giovane studentessa di Varese fu uccisa il 5 gennaio 1987 con 29 coltellate
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Ora che il presunto assassino, dopo 29 anni, è stato assicurato alla giustizia, la famiglia di Lidia Macchi vuole vederci chiaro fino in fondo in questa tragedia e, per bocca del suo legale, ospite della trasmissione di Rete 4 "Quarto Grado", annuncia di aver depositato in Procura la richiesta di riesumazione della salma della giovane di Varese, uccisa quel 5 gennaio del 1987 con 29 coltellate.
Ora che l'ex compagno di liceo, Stefano Binda, 29 anni dopo l'omicidio, è stato incastrato da quella lettera scritta alla famiglia di Lidia nel giorno del funerale, si vogliono cercare anche sulla salma di Lidia le sue tracce. La giovane, all'epoca 21enne, infatti, fu accoltellata a morte dopo aver subito uno stupro.
Binda: "Sono tranquillo, non c'entro nulla" - Stefano Binda dice di essere "tranquillo". "Non c'entro nulla, aspetto che tutto si chiarisca", afferma l'ex compagno di liceo della giovane trovata morta a Cittiglio, nei dintorni di Varese, il 7 gennaio 1987. L'avvocato ha incontrato Binda in carcere: "Mi sembra che stia reagendo con tranquillità e ovviamente continua a negare". L'interrogatorio è stato fissato per martedì.