La donna aveva presentato ricorso ritenendo la misura "discriminatoria", ma secondo il magistrato la sua condotta era tale da giustificare la decisione
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Il giudice del lavoro di Milano ha confermato il licenziamento della mamma lavoratrice da Ikea per "fatti disciplinari". La donna, separata e madre di due figli piccoli di cui uno disabile, riteneva il provvedimento "discriminatorio". Il giudice si è rifatto alla precedente ordinanza con cui era stata respinta la richiesta di reintegro e nella quale si sottolineava la "gravità" delle azioni poste in essere dalla dipendente.
Secondo il giudice, infatti, il comportamento che il contratto nazionale di lavoro indica "come esempio di condotta integrante gli estremi per il licenziamento disciplinare" è rappresentato dall'"insubordinazione verso i superiori" accompagnata dal "comportamento oltraggioso" di Marica Ricutti. Un comportamento che, sottolinea il magistrato, era già "pienamente integrato dall'accertata frase 'mi avete rotto i c...'" pronunciata ad alta voce nei confronti di una superiore.
"In conclusione - scrive il giudice di merito, dopo che il ricorso contro il licenziamento era già stato respinto in fase istruttoria - i fatti disciplinarmente rilevanti e contestati dalla datrice di lavoro a Ricutti sono pienamente confermati e la difesa della ricorrente non ha introdotto ulteriori elementi per modificare il giudizio quanto alla proporzionalità del provvedimento espulsivo".
Il giudice, ha quindi compensato le spese del procedimento "in considerazione della particolare condizione delle parti, del fatto che la lavoratrice abbia seguito la vecchia turnazione anche in ragione del consiglio avuto dalla sindacalista, e la frase ingiuriosa sia stata resa in un contesto di obiettive difficoltà familiari e lavorative" (la donna è infatti separata e madre di due figli, uno dei quali invalido).
Positivo il commento dell'azienda, secondo cui il giudice "riconosce che Ikea ha avuto un comportamento corretto e rispettoso della legge". Secondo il legale "il licenziamento è avvenuto per giusta causa e motivato da gravi fatti documentati. Questa sentenza, per la seconda volta, smentisce le speculazioni e le ricostruzioni di parte dei mesi scorsi".