La studentessa, al processo ad Alexander Boettcher, giustifica le aggressioni a Pietro Barbini e Giuliano Carparelli e continua ad accusare il presunto complice Andrea Magnani: "mi fidavo di lui"
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"Lo facevo per me stessa principalmente, ma anche per risolvere la crisi di coppia", Martina Levato, sentita martedì nel processo ad Alexander Boettcher, ha giustificato così le aggressioni a Pietro Barbini e Giuliano Carparelli. La ragazza riferendosi in particolare al caso Barbini, ha spiegato che "è stato un gesto dimostrativo per la mia autostima e anche nei confronti di Alex per fargli vedere che ero in grado di riconquistare la mia dignità".
La studentessa ha risposto alle domande delle parti civili e della difesa di Boettcher confermando quanto detto nella scorsa udienza e nel suo processo con rito abbreviato. Martina Levato continua a difendere il compagno anche se ha ammesso: "Non provo più per lui lo stesso sentimento che provavo prima, ora è il padre del nostro bambino". La ragazza ha poi accusato il presunto complice Andrea Magnani di averle suggerito "l'uso di una pistola" e spetterebbe quindi a Magnani "dire" il nome della persona da cui il ragazzo avrebbe potuto acquistare l'arma. Martina ha spiegato di essersi rivolta ad Andrea Magnani per compiere le aggressioni perché: "mi fidavo di lui, della sua esperienza, aveva le competenze giuste per le aggressioni".
"Magnani si vantava di aver partecipato a manifestazioni violente" - Martina ha raccontato che il suo "complice" Magnani "si vantava di aver partecipato a manifestazioni violente anarchiche e parlava di bombe carta e di manomissioni di telecamere.
"Mai visto Alex usare liquido" - La studentessa ha sostenuto di non aver "mai parlato" col suo amante delle intenzioni di aggredire Pietro Barbini e Giuliano Carparelli: "Le conosceva solo Magnani anche se non posso escludere che Magnani le abbia riferite ad Alexander". E la ragazza ha continuato ad affermare di non aver mai visto "Alex usare acido contro i miei ex fidanzati".
Aggressione Carparelli, "Agguato non andato a buon fine" - Parlando del blitz a Giuliano Carparelli, Martina Levato ha ammesso che fu un agguato non andato a buon fine, ma io volevo colpirlo e già il solo fatto di affrontarlo mi ha liberato e mi ha dato autostima". La studentessa ha poi sostenuto che Carparelli non schivò il blitz proteggendosi con l'ombrello, perché "l'ombrello non è mai stato colpito, ma il mio lancio è andato a vuoto".
Caso Savi, Levato: "Io dormivo" - Martina Levato ha negato l'aggressione a Stefano Savi il 2 novembre 2014 dicendo "dormivo a casa di Alexander". E la studentessa ha affermato di ritenere che anche Andrea Magnani e Boettcher siano estranei alla vicenda anche se ha affermato che quella sera "non mi ricordo se ero da sola o con Alex".
"Non esisteva una lista di futuri obiettivi", dubbi del pm - Martina Levato ha sostenuto che "non esisteva una lista di futuri obiettivi" ma che "Magnani mi aveva soltanto consigliato di scrivere in un foglio il nome di Barbini e altri nomi casuali e in questo modo, nel caso la polizia ci avesse fermato, non avrebbe potuto collegarci alle aggressioni". Ma pm e parti civili hanno fatto notare alla studentessa che la polizia giudiziaria nel corso delle indagini trovò nel telefono di Martina alcuni nomi di persone che vennero poi indicati da Magnani come presenti nella cosiddetta "lista di obiettivi", nomi che il presunto complice non poteva conoscere se non, secondo l'accusa, dopo aver visto quella "lista".
Testimone: "Alex voleva punire Martina con delle orge" - Prima di Martina Levato è stato sentito anche un testimone, amico di Barbini. "Pietro mi ha raccontato che Alexander lo invitava a punire assieme a lui Martina per i peccati della ragazza, a punirla dal punto di vista sessuale con delle orge", ha raccontato Giorgio Bindi aggiungendo che Barbini "era preoccupato per questa relazione dell'amica Martina Levato con Alexander e cercava di convincerla a lasciarlo. Era preoccupato perché lei gli raccontava che lui la trattava male, lei diceva a Pietro che facevano cose pesanti e gli parlava di storie di orge".
"Carparelli si sentiva perseguitato - Il testimone Giorgio Bindi, che conosce anche Giuliano Carparelli, ha raccontato che il ragazzo "dopo il tentativo di aggressione non voleva stare da solo e si sentiva perseguitato". Dopo il caso Barbini, Bindi, come ha spiegato in aula, mandò un articolo di giornale a Carparelli e "dissi al mio amico che c'erano due matti che avevano sfigurato un ragazzo".
Pm: "Interessante carrellata sociologica" - Il pm che ha ottenuto la condanna di Martina e Alexander a 14 anni per l'aggressione a Pietro Barbini e che di recente ha chiesto altri 20 anni di carcere per Martina, ha spiegato ai cronisti che "in questo dibattimento è molto interessante la carrellata di testimoni delle elite milanesi, di classi sociali fortunate, si può analizzare sociologicamente questo profilo di persone fortunate che si incontrano all'estero". In questo contesto, secondo il pm, Martina "è la parte sfortunata dell' elite". La ragazza, infatti, è figlia di due professori, mentre Alexander aveva un alto tenore di vita e una serie di proprietà immobiliari.