CASO MEDIASET

Mediaset, pena estinta per Berlusconi L. Severino: per ora non è candidabile

Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Milano al termine dei dieci mesi e mezzo di affidamento in prova ai servizi sociali. Il leader di Fi riavrà il passaporto e potrà tornare a votare

14 Apr 2015 - 20:22
 © ansa

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Il Tribunale di sorveglianza di Milano ha dichiarato estinta la pena per Silvio Berlusconi dopo i 10 mesi e mezzo di affidamento in prova ai servizi sociali. Il leader di Forza Italia era stato ammesso ai lavori socialmente utili un anno fa in seguito alla condanna definitiva a 4 anni di carcere, tre dei quali coperti da indulto, per il caso Mediaset. Dichiarata estinta anche la pena accessoria dell'interdizione per 2 anni dai pubblici uffici.

Riavrà il passaporto - Il leader di Fi è quindi totalmente libero: gli riconsegneranno il passaporto e potrà andare all'estero. Potrà anche tornare a votare.

Per ora però rimane inelegibbile - In base alla legge Severino, Silvio Berlusconi, anche dopo la dichiarazione di estinzione della pena accessoria di interdizione ai pubblici uffici, rimarrà incandidabile per sei anni. Anche se, si fa notare in ambienti giudiziari, può sempre giocare la carta della "riabilitazione", prevista dalla stessa norma che, se concessa, potrà consentirgli di anticipare di circa un anno il rientro in politica. Rimane da definire il ricorso alla Corte di Giustizia europea per l'annullamento della sentenza Mediaset.

L'esito positivo dell'affidamento alla Sacra famiglia- Il Tribunale, in base alla relazioni dell'Ufficio esecuzione penale esterna, dell'Istituto Sacra famiglia dove l'ex premier ha svolto attività di volontariato assistendo gli anziani ospiti, e delle forze dell'ordine, ha preso atto dell'esito "positivo" dell'affidamento in prova che inizialmente era di un anno e che poi, grazie alla concessione della liberazione anticipata di 45 giorni, è stato ridotto a 10 mesi e mezzo. Quindi ha estinto la pena principale e quelle accessorie, tra cui l'interdizione dai pubblici uffici di due anni. La Procura generale ha la facoltà di impugnare il provvedimento.


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