L'uomo deve anche pagare 20mila euro. Ulteriori approfondimenti sulle eventuali omissioni dei due titolari e sulle reticenze delle altre cameriere
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Il gestore di una panetteria del centro di Milano è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere per violenza sessuale contro due cameriere. L'uomo palpava pesantemente le lavoratrici, anche infilando le mani dentro i loro pantaloni, e si rivolgeva loro con espressioni volgari e allusioni esplicite. Il titolare deve anche pagare 20mila euro alla donna che lo ha denunciato.
Le parole del Tribunale - I giudici hanno riscontrato una "sistematica violazione del corpo delle donne lavoratrici", che vivevano le molestie "come sorta di tributo quotidiano in un rapporto di lavoro". Il Corriere della Sera racconta che la donna che si era ribellata al gestore veniva apostrofata da quest'ultimo con insulti come "sei una tamarra, mongola, non conti niente, devi stare a cuccia, cornacchia portasfiga, handicappata come tua figlia".
Paura e omertà - Il Tribunale ha deciso di andare a fondo sulle deposizioni rilasciate da al tre quattro cameriere, che nelle loro risposte hanno mostrato "le loro palesi contraddizioni e i reiterati 'non so-non ricordo'". I giudici condannano "l'insensibilità proprio delle lavoratrici donne, pronte a negare (anche qui fino al punto di rendere false o reticenti testimonianze) il sostegno ad altre donne che avevano avuto il coraggio di rivendicare la propria ed uguale dignità di donne e di lavoratrici".
La posizione dei titolari - Sotto la lente d'ingrrandimento anche il comportamento dei due titolari della società per cui lavorava il gestore della panetteria. Essi hanno tenuto, infatti, un "atteggiamento quantomeno consenziente" e sembrano "non aver assunto (almeno sino alla sentenza) alcuna iniziativa drastica nei confronti di accuse tanto gravi, benché fossero state loro rappresentate da più persone e in tempi diversi". I due titolari, invece che prestare attenzione alle denunce di due commesse, avevano detto ad una di loro "Senti, io non voglio star dietro a queste cavolate, ti arrangi", ed erano arrivati ad inviare "una (improponibile) lettera di 'contestazione disciplinare' in cui si contestava la 'colpa' di 'aver risposto male'". Per tali atteggiamenti, il Tribunale ha disposto la trasmissione degli atti al pm, perché valutino un eventuale concorso per le omissioni dei due titolari. "