Ana ha 29 anni, 9 figli, di cui l'ultimo nato a dicembre, e ha iniziato la sua attività di furti e scippi a 13 anni: "Un lavoro? Per me è troppo tardi. Il carcere? Non rischio nulla"
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Una giornata di borseggi nella metropolitana di Milano le rende fino a mille euro al giorno. Lo ammette Ana, 29 anni dalla Bosnia e 9 figli, l'ultimo nato a dicembre. "Guadagno fino a mille euro al giorno. Vado sette giorni su sette, dalla mattina alla sera sulla linea tra Duomo e Centrale. Un lavoro? Per me è troppo tardi. Il carcere? Non rischio nulla". Ecco vita e segreti di una borseggiatrice riportati da Il Corriere della Sera. "Mi apposto nei pressi dei distributori automatici di biglietti, - continua Ana riferendo del suo modus operandi, - così posso vedere dove il passeggero mette il portafoglio. Quando decido di entrare in azione, seguendo il soggetto a mio giudizio più vulnerabile, spesso donne, mi sfilo il giubbotto e lo tengo al braccio, nascondendo la mano con cui frugherò nella borsa. Se pesco uno smartphone va bene uguale. Ma a volte ho sensi di colpa".
Com'è, dunque, la giornata tipo di una borseggiatrice della metro di Milano? L'ha raccontata Ana a Il Corriere della Sera. "E' capitato che in un giorno mettessi in tasca mille euro, un'eccezione, perché anche 500 sono una fortuna, ora che la gente gira con poco contante. Io però ho pazienza. Sette giorni su sette, dalla mattina alla sera", sono queste le sue parole.
Ana è madre di nove figli, ma "se ne occupa in Bosnia mio marito, che non lavora. Mantengo io la famiglia: mando i soldi a casa e non sono pochi".
Una casa e una "famiglia" Ana ce l'ha anche a Milano. "Vivo in zona Niguarda, nell'appartamento comprato dai miei genitori, che ora sono in Spagna. Lo condivido con amiche e parenti: le mie colleghe di scippi. Io però preferisco muovermi da sola o al massimo in coppia, tra Duomo e Centrale, per non dare nell'occhio".
Ha iniziato a 13 anni con i borseggi, Ana, "iniziata" dalla zia. Il debutto nella metropolitana di Roma, dove ogni tanto torna in azione, da pendolare, da Milano. "Una delle mie sorelle si è ribellata a questa vita, fuggendo, e so che è diventata parrucchiera. Non abbiamo più rapporti e si vergogna del suo cognome. Un lavoro per me? Troppo tardi, non so fare niente, sono semianalfabeta. L’unica cosa che mi riesce bene è rubare. A volte ho i sensi di colpa. Paura di andare in carcere? Non rischio nulla: sono mamma di un neonato".