L'imputato al giudice: "Curatemi, da solo non ce la faccio". E' la seconda condanna per questi reati
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Condannato a 10 anni di carcere a Milano con rito abbreviato Edgar Bianchi, 40 anni, definito il "maniaco dell'ascensore". Il 27 settembre aveva abusato di una 13enne sul pianerottolo di un palazzo, mentre l'adolescente tornava a casa. "Curatemi, da solo non ce la faccio", ha ribadito al gup prima del verdetto. Bianchi era già stato condannato a 12 anni per una ventina di violenze sessuali a Genova, e nel 2014 uscì dopo aver scontato 8 anni.
La sentenza è stata emessa dal giudice Laura Marchiondelli nel processo abbreviato (a porte chiuse e con lo sconto di un terzo sulla pena) a seguito dell'inchiesta coordinata dal pm Gianluca Prisco (aveva chiesto 9 anni e 4 mesi di reclusione) e condotta dalla Squadra mobile. All'udienza di stamani erano presenti anche i genitori della 13enne violentata e lo stesso Bianchi, il quale, difeso dal legale Paolo Tosoni, parlando davanti al giudice ha voluto chiedere "scusa" e ha affermato, come aveva già fatto dopo l'arresto: "Voglio essere curato, perché da solo non ce la faccio".
Bianchi era stato condannato in primo grado con rito abbreviato (con lo sconto di un terzo sulla pena) a 14 anni e 8 mesi per violenza sessuale, tentata violenza sessuale, violenza privata, lesioni e atti osceni in luogo pubblico, per un ventina di episodi commessi a Genova e in particolare tra il 2005 e il 2006, quando venne arrestato. La pena era stata ridotta a 12 anni in appello e alla fine, tra indulto e liberazione anticipata, ha scontato 8 anni ed è tornato libero tre anni fa.
Durante la carcerazione, aveva seguito un percorso psicoterapeutico e sentiva di "esserne uscito". Il 27 settembre scorso, però, a Milano ha agito ancora da "predatore seriale", di nuovo su una ragazzina che non aveva nemmeno 14 anni, scelta per strada all'uscita da scuola, seguita e costretta, prima che riuscisse ad entrare in casa, a subire abusi sessuali. Poche ore dopo è stato arrestato.
Il suo difensore, l'avvocato Tosoni, ha chiarito che valuterà se appellare la sentenza, ma che il primo obiettivo ora è quello di fare in modo che Bianchi possa seguire un percorso terapeutico e che venga curato, cosa che non è possibile nel carcere di San Vittore, dove ora è detenuto. Lo sarebbe, invece, come chiarito dal difensore, nel carcere di Bollate. La difesa ha anche depositato al giudice alcune consulenze psichiatriche.