Un testimone parla di alcuni uomini della guardia di finanza che nel suo locale parlarono dell'imminente arresto. L'ex fotografo urla: "Dovrebbero indagare su questo"
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"Questo è un processo basato sul pregiudizio". Lo ha detto, urlando e sbattendo i pugni sul banco, Fabrizio Corona nell'aula del Tribunale di Milano dove compare come imputato per i 2,6 milioni di euro in parte nascosti nel controsoffitto dell'appartamento della sua storica collaboratrice Francesca Persi. Quest'ultima è imputata insieme all'ex fotografo dei Vip.
Secondo l'ex fotografo il 29 settembre, vale a dire pochi giorni prima del suo arresto scattato il 10 ottobre, un generale della guardia di finanza, che stava bevendo un caffè in un bar insieme ad alcuni suoi colleghi, avrebbe detto: "Quel coglione di Corona lo arrestiamo e buttiamo via la chiave". A far infuriare l'ex fotografo dei vip è stata la testimonianza di un giovane che in passato aveva lavorato con lui e che in aula ha fornito una versione diversa della vicenda.
Il giovane gestisce un locale a Milano, il New York Lounge, in Via Fabio Filzi, a poca distanza dalla caserma della guardia di finanza che ospita il Nucleo Tributario, e nella sua testimonianza ha detto: "Tra fine agosto e inizio settembre nel mio locale sono arrivate alcune persone che secondo me appartenevano alla guardia di finanza. Non ricordo esattamente quanti fossero, certamente più di due. Erano vestiti in borghese e hanno preso un caffè al banco. A un certo punto ho sentito uno di loro affermare: 'Corona è un pagliaccio e un buffone. Finalmente gliela faremo pagare'. Poi li ho sentiti parlare di qualcosa legato all'Austria. Così sono andato subito da Fabrizio in ufficio per informarlo della cosa. Lui non disse niente, telefonò immediatamente al suo legale".
Incalzato dalle domande dell'avvocato Ivano Chiesa, che difende Corona insieme al collega Luca Sirotti, il testimone ha corretto il tiro, spostando in avanti la data della vicenda fino alla fine di settembre. Dunque una manciata di giorni prima dell'arresto di Corona, tornato in carcere il 10 ottobre. Il pm Alesandra Dolci ha chiesto maggiori dettagli sui presunti finanzieri: "Se c'è stata una fuga di notizie la procura deve saperlo", ha detto il magistrato. "Non saprei riconoscerli - ha risposto il testimone - non saprei dire che età avessero né chi fossero. Non li ho mai più visti nel locale".
Una testimonianza veritiera solo in parte, secondo Corona. Che ha chiesto la parola in aula per raccontare, attraverso una serie di dichiarazioni spontanee, come - secondo lui - sono andate davvero le cose: "La verità è che il 29 settembre in quel locale si presentò un generale della guardia di finanza insieme a due colleghi, tutti in divisa e perfettamente riconoscibili. E il generale ha detto testualmente: 'Quel coglione di Corona lo arrestiamo e buttiamo via la chiave'. La procura di Milano - ha detto, urlando, Corona - dovrebbe indagare su questo generale. Questo è un processo basato sul pregiudizio". E ancora: "Si trattava di un generale della gdf con due colleghi in divisa e il teste lo conosce benissimo, qua non ha il coraggio di dirlo, si è spaventato, lo capisco". Corona venne arrestato il 10 ottobre successivo non dalla guardia di finanza ma dalla polizia, che aveva condotto le indagini coordinate dalla Dda dopo il caso della bomba carta esplosa vicino a casa sua nella notte del 16 agosto.