"Dopo tutto quello che ha fatto, com'è possibile che la sentenza non abbia previsto per lui la perdita dei diritti successori nei confronti di nostra madre?", dichiarano
© Change.org
Nel 2003 era stato condannato a tre anni e tre mesi di reclusione per abusi e maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie e della figlia più grande. Ora che la coniuge è morta di Covid (il 31 gennaio 2022), quell'uomo prende la sua pensione di reversibilità di 900 euro e sarà tra i suoi eredi. Tutto ciò è dovuto al fatto che i due non fossero divorziati, bensì "solo" separati. Di fronte a quella che considerano un'ingiustizia le figlie hanno lanciato una petizione su Change.org (che ha già superato le 35mila firme) rivolgendosi al ministro della Giustizia Marta Cartabia, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quello del Consiglio Mario Draghi.
Il testo della petizione - "Sono una ragazza di 30 anni, mi chiamo Desirèe e questa è la storia di un'ingiustizia, che si ripresenta ancora dopo anni; anzi è la storia di un'ingiustizia dopo l'altra”. Inizia così la petizione scritta dalla più piccola delle due figlie. "Mia madre si era separata da mio padre nel 1998, in seguito a violenza domestica e molestie sessuali nei suoi e nei nostri confronti, le sue due figlie, Desirèe e Simona. Il processo è durato tantissimi anni, durante i quali purtroppo mia madre si è indebitata, gli avvocati costano e i processi sono lunghi, inoltre faceva molta fatica essendo da sola con due figlie", dice la 30enne.
“Nel 2003 mio 'padre' è stato condannato a 3 anni di carcere, più al risarcimento per i danni morali, fisici e psicologici che ha causato a mia madre, me e mia sorella. Il risarcimento era di 36mila euro (12mila per ognuna delle parti lese). Inoltre, con questa sentenza ha perso la patria potestà e il diritto successorio, ma solo nei nostri confronti, non anche nei confronti di mia madre. I soldi del risarcimento non ci sono mai arrivati. Negli anni, non sapevamo che dovevamo mandare una lettera per tenere in vita il processo (il quale poi è andato in prescrizione e quindi ora lui non è più tenuto a pagare i danni)", continua la giovane.
"Nel 2008 c'è stata la sentenza d'appello e mio padre ha ottenuto pure l'indulto, così la sua pena si è ridotta a 1 anno; ma dei soldi del risarcimento non abbiamo ottenuto nulla. Durante questi anni mia madre è stata costretta anche a vendere la casa che aveva acquistato a Milano, grazie al suo lavoro, perché era sommersa dai debiti. Negli anni, però, era riuscita a saldare gran parte dei suoi debiti e infine era riuscita ad andare in pensione", spiega ancora Desirèe.
"Il 31 gennaio del 2022 però, siamo colpite da un'altra tragedia, la morte di mia mamma per Covid. In seguito alla sua morte, io e mia sorella pensavamo di essere le uniche eredi. Invece c'era anche mio padre. Scopriamo che essendo solo separati e non divorziati (mia madre non poteva permettersi di pagare il divorzio), per legge è come se fossero ancora 'coniugati'. Quindi oltre il danno, la beffa: anche lui risulta come erede e pur avendo commesso reati di violenza contro mia madre, prende la sua pensione di reversibilità di 900 euro e gli spetterà l'eredità, che consiste in un immobile, di cui c'è ancora il mutuo da estinguere" si legge ancora nella petizione.
"Dopo tutto quello che ha fatto, com'è possibile che la sentenza non abbia previsto per lui la perdita dei diritti successori nei confronti di mia madre? Perché non è stato previsto un divorzio automatico dopo la serie di reati che ha commesso? E perché non viene dato tempo ai minori, una volta cresciuti di poter essere risarciti qualora questo non ci sia mai stato? Per tutti questi motivi chiedo di firmare questa petizione. È ingiusto che non vi siano norme a tutela di chi è stato vittima di violenza, anche passate in giudicato, quindi chiedo: l'estensione dei tempi per fare ricorso, per coloro che hanno subito violenze quando erano minori; divorzio automatico per donne separate, vittime di violenza domestica; nel caso in cui la coppia è separata e non divorziata, perdita automatica di tutti i diritti successori per chi ha commesso violenza domestica contro il coniuge, in particolar modo se ci sono minori coinvolti nei reati di violenza. Queste norme devono essere applicate anche retroattivamente, per tutti coloro che non hanno potuto avere giustizia", conclude la 30enne.