Sulle mani i segni delle colluttazioni. Poi la richiesta agli agenti: "Non ditelo a mamma e papà". E dalla Spagna altre denunce
Sbadiglia, finge di non capire l'italiano (ma lo parla benissimo) e ostenta arroganza: così Nicolas Orlando Lecumberri, il picchiatore seriale di Milano, si atteggia davanti ai poliziotti che lo interrogano. Alla fine, quando lo portano in carcere, dà solo una spiegazione: "Mi davano indicazioni sbagliate". Poi un'ultima accortezza: "Non dite nulla ai miei genitori". Contro di lui molti indizi, comprese le riprese delle telecamere, come il video di una delle ultime aggressioni, diffuso dalla polizia.
Una richiesta, quest'ultima, che sarà quasi impossibile da accontentare vista l'eco mediatica del caso. Dieci milanesi picchiati in meno di venti giorni. Questo il bilancio stilato dalle forze dell'ordine. Un caso, quello del turista picchiatore, che grazie alla denuncia di Tgcom24 è diventato virale e obbligato polizia e carabinieri a fare indagini più approfondite.
I pestaggi, presi singolarmente, venivano derubricati con troppa facilità. Ma era ormai una escalation. Si facevano sempre più frequenti e la paura era che potessero diventare ancora più violenti. Il dj spagnolo veniva descritto come una persona tranquilla e socievole. Così hanno detto i titolari del Loolapaloosa, la discoteca di Corso Como dove Lecumberri ha lavorato alcune sere. Ma come un Dr Jekyll al contrario, di giorno diventava violento.
Anche in Spagna picchiava - Non siamo però di fronte a un raptus. Lo spagnolo anche a casa aveva compiuto le stesse nefandezze. Lo confermano gli agenti della Guardia Municipal di San Sebastian, nei Paesi baschi: qui è stata aperta un'inchiesta su una serie di aggressioni immotivate in strada. Le vittime, almeno tre, riconoscono proprio il volto di Lecumberri. Siamo alla fine di maggio. I primi di giugno il ragazzo viene convocato per la comunicazione dell'indagine. E lui si sposta e arriva a Milano.
"Mi davano le informazioni sbagliate" - Il motivo di tanta violenza non è chiaro, anzi. Lui mentre viene portato in carcere dice solo che reagiva perché riceveva "informazioni sbagliate". Una sorta di quiz violento al quale sottoponeva le sue vittime. Ma si trattava di semplici informazioni stradali e quindi sembra essere una banale scusa la sua. Nel frattempo gli agenti della Questura raccolgono le prove: le sua mani (fotografate il giorno dell'arresto) portavano ancora i segni delle percosse inflitte, le telecamere stradali lo hanno ripreso e ora le vittime che hanno sporto denuncia vengono richiamate per effettuare il riconoscimento.
Il giovane resta in carcere - Per il momento il 23enne resta in carcere. Lo ha deciso il gip Livio Cristofano che ha accolto la richiesta del pm Cristian Barilli. Il giovane è accusato di lesioni aggravate dai futili motivi e dalla premeditazione, per aver aggredito in 19 giorni almeno 10 persone, ma il numero degli attacchi potrebbe essere ben più elevato. "Non è un caso di 'knock out game', ma si tratta di disagio personale", ha detto il suo legale, l'avvocato Alessia Generoso. "Nicolas è un ragazzo molto problematico. La famiglia sta arrivando a Milano per fornirgli tutto il supporto necessario, anche sul piano medico e per contribuire a chiarire la sua situazione clinica".