Il movente sarebbe un debito di 40mila euro

Cinesi morti in incendio a Milano, tre arresti per omicidio

Il presunto esecutore materiale, un olandese di origine nordafricana, è stato bloccato in Olanda ed è destinatario di un mandato d'arresto europeo, mentre i sospetti mandanti, cinesi, sono stati fermati nel capoluogo lombardo

03 Dic 2024 - 16:05
 © Ansa

© Ansa

Tre persone sono finite in carcere per l'incendio del 12 settembre, in un magazzino in via Cantoni a Milano, in cui sono morti 3 giovani cinesi, tra cui due fratelli di 18 e 17 anni. Le accuse sono omicidio volontario plurimo, incendio e tentata estorsione. Il presunto esecutore materiale, il 26enne Washi Laroo, olandese di origine nordafricana, è stato bloccato in Olanda ed è destinatario di un mandato d'arresto europeo, mentre i sospetti mandanti, il 34enne Yijie Yao e Bing Zhou, 40 anni, entrambi cinesi, sono stati fermati nel capoluogo lombardo. Il movente sarebbe un debito di 40mila euro che il proprietario avrebbe avuto nei confronti di uno dei mandanti.

Stando alle indagini, il debito da 40mila euro avrebbe riguardato anche lavori di ristrutturazione di un immobile in provincia di Udine. Nelle scorse ore sono stati eseguiti i due fermi nei confronti dei due sospetti mandanti e il mandato d'arresto internazionale sul presunto autore materiale che si trova in Olanda. Nel rogo erano morti Pan An di 24 anni, Yinjie Liu di 17 e Yindan Dong di 18, fratello e sorella: erano tutti ospiti nel magazzino, uno showroom di arredamenti in zona Certosa, ed erano stati sorpresi nel sonno dalle fiamme. I più giovani erano i figli di un cugino del titolare.

Il presunto esecutore materiale, come era già emerso, sarebbe stato anche l'autore delle minacce con un coltello, il giorno prima e la mattina stessa del rogo, nei confronti del padre e della madre del titolare del magazzino per un recupero crediti con modalità estorsive. Pretendeva, in sostanza, soldi dai titolari del magazzino ("vi ammazzo altrimenti", avrebbe detto usando una app di traduzione sul telefono).

E sarebbe stato sempre lui la persona ripresa, poi, dalle telecamere di sorveglianza quella sera e che avrebbe buttato della sostanza accelerante nello showroom attraverso un lucernaio sul tetto. Durante un sopralluogo nell'inchiesta, condotta anche dai vigili del fuoco, la presenza indubbia di una sostanza accelerante del rogo era stata segnalata da un cane pastore belga specializzato. Accelerante che sarebbe stato versato dal lucernaio fino al pian terreno, vicino all'ingresso dell'edificio, dove poi si è sviluppato l'incendio. In quel punto, gli investigatori avevano prelevato il materiale per individuare la sostanza esatta.

Il presunto esecutore era già stato identificato nelle scorse settimane con le immagini delle telecamere di sorveglianza, dopo l'identikit raccolto grazie anche alle testimonianze della comunità cinese e dopo le verifiche su quella pretesa di soldi di cui aveva parlato il titolare del negozio in una denuncia.

Presunto mandante intercettato: "Se l'è meritato, non paga"

 "Oh, si è meritato l'incendio. Veramente non è umano. Lui ha i debiti dei compensi in giro che non riesce più a calcolare. (...) Quelle persone che hanno lavorato una settimana o dieci giorni per lui, lui non li pagherà più. (...) In un ristorante a Udine, dopo che ha finito il lavoro e hanno fatto i conti, doveva dare a lui (capo cantiere) più di 40mila".  Sono le parole di Yijie Yao, il 34enne cinese fermato a Milano assieme a Bing Zhou, 40 anni, con l'accusa di omicidio volontario aggravato, incendio doloso e tentata estorsione per essere entrambi i presunti mandanti del rogo del 12 settembre. L'intercettazione agli atti dell'indagine della Procura milanese risale a ottobre scorso, circa un mese dopo l'incendio. Yao, che si trovava in macchina con un suo operaio nei pressi di via Cantoni, sede della ditta 'Whang' incendiata da Washi Laroo, 26 anni, residente in Olanda e destinatario di un mandato di arresto europeo eseguito nelle scorse ore, aveva cominciato a parlare di Yueming Li, il padre di Junjun Li, il titolare dello show-room. Di Yueming Li, con diverse attività in Italia, aveva detto: "ha i soldi e non li vuole dare, vuole fare il cafone. Hai capito, vuole fare il cafone (...) Quindi... Il suo locale è stato incendiato, tutti noi del settore di ristrutturazione siamo contenti... Se l'è meritato, naturalmente è meritato". E ancora: "Lui è molto cattivo (...). È noto nel nostro settore di ristrutturazione (...) è molto tirchio. 

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri