L'indagine è partita nel 2023, dopo le segnalazioni di alcune ex educatrici ai carabinieri
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Presunti maltrattamenti in un asilo nido nella provincia di Milano: è con questa accusa che due educatrici e la titolare della struttura sono finite agli arresti domiciliari. La segnalazione che ha fatto scattare l'inchiesta è partita nel 2023, dopo le dichiarazioni di altre ex educatrici che si erano rivolte alle forze dell'ordine. Secondo le indagini le tre donne, tra le altre cose, "non cambiavano i bambini quando facevano i bisogni o urlavano contro i piccoli, usando toni aggressivi e un linguaggio scurrile". Tra le varie accuse anche quella di aver "chiuso all'interno di uno sgabuzzino angusto e privo di finestre" alcuni minori nella stanza dove si trovavano "detersivi, aspirapolvere e materiale per le pulizie". La struttura ospita 35 bambini, di età compresa tra 6 mesi e 3 anni.
Ai piccoli urlavano "hai rotto le scatole, sei proprio ciotto, fai schifo" e a "scopo punitivo" li rinchiudevano "da soli e al buio", in stanze afose o negli sgabuzzini di "detersivi e aspirapolvere".
Le indagini dei militari del Nucleo investigativo di Milano, nate dalle dichiarazioni di due ex educatrici del nido che a settembre 2023 hanno segnalato gli episodi definiti dal gip come "azioni criminali" che hanno messo in pericolo "l'incolumità psicofisica dei bambini, tutti in età di sviluppo", hanno permesso di accertare con intercettazioni e telecamere urla "a breve distanza dal viso dei bambini" usate "a scopo punitivo" con l'utilizzo di "toni aggressivi ed espressioni scurrili".
I minori sarebbero stati strattonati e tirati per le orecchie, fatti sedere con la forza su sedie e seggioloni, confinati al buio "all'interno di uno sgabuzzino angusto e privo di finestre" nella stanza dove si trovavano "detersivi, aspirapolvere e materiale per le pulizie". Altri lasciati chiusi in bagno da soli quando non riuscivano a dormire o nelle camere dentro a una culla quando piangevano. Persino non cambiati quando, sporchi di pipì, sarebbe stato necessario.
Sole, a quanto risulta dagli atti, venivano lasciate anche le educatrici indagate. Sicuramente il 15 e 16 febbraio 2024 la "classe" era composta rispettivamente da 26 e 25 bambini, a fronte di due insegnanti per coprire l'intero turno. La titolare dava "indicazione" di "falsificare i fogli presenze" per far figurare personale fittizio e risultare in regola "nel rapporto educatrici/ bambini" in caso di controlli da parte dell'Agenzia Tutela Salute.
Dieci giorni prima, il 6 febbraio, un bimbo viene messo in una stanza molto calda per punizione. "Guarda dove stai per andare se non ascolti!!" gli si rivolge la donna prima di castigarlo, indicando con la mano la "stanza della nanna". "Tanto la finestra non l'ho ancora aperta eh, cosi' fa ancora caldo!! Hai capito!". In altri episodi ricostruiti dagli inquirenti un'altra delle educatrici "fa cadere delle gocce di acqua dal biberon" per "svegliare la bambina, evidentemente assonnata". Il metodo viene replicato su altri due minori. Il 22 febbraio 2024 un bimbo "si trova nel passeggino e sta piangendo" e l'insegnante "infastidita" gli "spinge la testa all'interno del passeggino" e dice: "Mettiti giù cosi!?" coprendogli il viso con una coperta. Si tratta di un "uso sistematico" e durato "mesi" della "violenza fisica e morale nei confronti dei minori" e "davanti ai loro coetanei, a loro volta vittime dei soprusi" si legge nelle 247 pagine della misura, che pure non ha riconosciuto l'ipotesi dei maltrattamenti aggravati dalla minore età per tutti gli episodi contestati, a causa dell'assenza del requisito della "abitualità", come previsto del reato, a fronte di alcuni comportamenti solo occasionali.
I "bambini diventano vittime e spettatori" di "comportamenti prevaricatori, di sopraffazione e atti di violenza fisica e verbale" trasformati in "ordinario trattamento dei minori" e messi in atto da parte di professioniste a cui erano stati affidati per la "educazione" e la "cura" scrive il gip. I "soprusi" e le "violenze" non si sono fermate neppure dopo l'arrivo "del controllo delle forze dell'ordine", conclude motivando le esigenze cautelari sul pericolo di reiterazione.