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I giudici hanno accolto la tesi della difesa dell'attore transessuale: non ci fu volontarietà
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E' stato condannato a 12 anni di reclusione Tommaso Libero Riva, 46enne che, il 30 giugno 2020, uccise con una coltellata il vicino di casa Giuseppe Alfredo Villa, pensionato di 68 anni, con il quale aveva frequenti liti. La Corte d'Assise di Milano ha riqualificato il reato da omicidio volontario in preterintenzionale, come chiesto dalla difesa, e gli ha concesso le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante dei futili motivi.
Riva, transessuale, di professione attore con il nome d'arte "Bianca Dolce Miele" aveva interpretato se stesso nel film documentario "La Casa dell'Amore". Aveva sempre sostenuto che non voleva uccidere.
La Corte ha anche disposto che Riva sia sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata per 3 anni, a pena espiata. E ha stabilito una provvisionale di risarcimento di 100mila euro a favore della moglie del pensionato, parte civile. Il pm Maurizio Ascione e il legale di parte civile avevano chiesto che l'attore venisse condannato per omicidio volontario, mentre la difesa, col legale Ursula Lionetti, ha insistito per la tesi del "preterintenzionale" oggi accolta dalla Corte. La Procura aveva chiesto 14 anni con le attenuanti.
I rumori nella casa scatenarono la lite - Nella pena di 12 anni, tra l'altro, è previsto anche lo sconto di un terzo per il rito abbreviato a cui Riva non aveva potuto accedere, stando alla recente riforma, perché gli veniva contestato dalla Procura l'omicidio volontario aggravato, reato da ergastolo. Quella notte, aveva raccontato Riva, sentì dei rumori provenire dall'appartamento sopra al suo, in via Trilussa nel quartiere Quarto Oggiaro. Probabilmente, come ricostruito nelle indagini, era il vicino che si lamentava, perché Riva lo teneva sveglio facendo chiasso nel cuore della notte, come accaduto altre volte.
"Ho portato il coltello, ma non volevo ucciderlo, è stato un incidente, non l'ho fatto apposta", ha sempre sostenuto l'imputato. Lo colpì con una coltellata al braccio sinistro che ne causò la morte. Riva, come spiegato dalla difesa, cercò anche di "aiutare" e soccorrere il pensionato dopo averlo colpito. La difesa aveva anche chiesto le attenuanti per le "sue difficili condizioni di vita". Per la difesa "ci fu un alterco, una colluttazione e Riva non aveva intenzione di ferire a morte", come sostenuto, invece, dal pm e anche dal legale di parte civile. Le motivazioni del verdetto tra 60 giorni.