I carabinieri hanno fermato uno dei presunti aggressori, un egiziano di 36 anni, che la vittima ha riconosciuto. Ora è caccia agli altri componenti del branco
© Ansa
"Mi mettevano la mani ovunque". E' il racconto fatto ai carabinieri dalla 19enne aggredita insieme al suo ragazzo vicino all'Alcatraz a Milano. Prima il tentativo di rapina, poi gli abusi e il tentativo di violenza sessuale. Emergono così nuovi particolari importanti in relazione all'aggressione ai danni della coppia, avvenuta alle 4.25 del mattino di sabato 11 gennaio, all'uscita del noto locale meneghino. "Prima di andarcene dalla discoteca abbiamo deciso di appartarci nel magazzino di un supermercato di fianco al locale. Poco dopo abbiamo visto entrare un gruppo di 10-12 persone".
E' proprio in quel momento che è iniziato l'incubo per la coppia. "Di questo gruppo, quattro persone si sono avvicinate e due hanno cercato di mettere le mani nelle tasche, prima al mio ragazzo e poi anche a me. Hanno cercato di strapparmi la borsa", ha spiegato la giovane vittima. Lei, come scrive il Corriere della Sera, ha provato a opporre "resistenza": "Non ci sono riusciti. È nata una mini colluttazione che li ha fatti desistere", ha spiegato. Ma il gruppo non si è fermato: "Poco dopo capendo di non riuscire a rubarci le cose che avevamo addosso uno di loro in particolare ha iniziato a mettermi le mani addosso palpeggiandomi". La 19enne ha quindi raccontato gli abusi "violenti" su tutto il corpo. "Il tutto è avvenuto in pochissimo tempo e dopo questi palpeggiamenti ho afferrato la mia amica per scappare", ha aggiunto il ragazzo.
Grazie all'aiuto della sicurezza dell'Alcatraz, i carabinieri sono riusciti a fermare uno degli aggressori, quello che la ragazza ha riconosciuto essere colui che la palpeggiava: un 36enne egiziano, che ora è in stato di arresto. I militari sono a caccia degli altri componenti del gruppo. Uno di loro è stato identificato, quella stessa sera, ma la giovane non è riuscita a confermare se fosse o meno presente. Si lavora sui filmati delle telecamere di sorveglianza (anche se non molto nitidi) grazie anche ai software di riconoscimento facciale.