Emanuele Casula, 18 anni, è accusato di omicidio aggravato da futili motivi per la morte di Veronica Balsamo e di tentato omicidio per il ferimento, la stessa notte, di un 35enne
Svolta nelle indagini sulla morte della 23enne cameriera di Grosio (Sondrio) Veronica Balsamo, trovata in un dirupo in Valtellina il 24 agosto. I carabinieri hanno arrestato il fidanzato della vittima, Emanuele Casula, 18 anni. E' accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di tentato omicidio per aver ferito, la stessa notte, un uomo. Gli inquirenti temevano potesse fuggire nella vicina Svizzera.
Il 18enne dovrà rispondere anche dell'aggravante di aver agito in luoghi e circostanze tali da ostacolare la difesa della vittima, di occultamento di cadavere e di furti.
Uccisa con un colpo di pietra - Sulla canottiera della vittima è stata trovata l'impronta di una scarpa del modello di quelle calzate da Casula. La traccia è stata scoperta solo in un secondo momento, e l'ipotesi degli investigatori è che il ragazzo le abbia sferrato un violento calcio per farla cadere nel dirupo e poi uccisa con un colpo di pietra alla testa. Infine rivestita con il maglione.
Avrebbe inoltre provato a uccidere Gianmario Lucchini, 35 anni, chierichetto di Grosotto colpito alla testa e in altre parti del corpo con un cacciavite la notte stessa in cui morì Veronica, a circa 200 metri dalla baita nella quale venne poi rinvenuto lui in gravissime condizioni.
La svolta nelle indagini è giunta grazie anche all'esito degli esami tossicologici e genetici del Ris, che avrebbero confermato la presenza del sangue di lei su alcuni indumenti dell'indagato, e del sangue del chierichetto ferito e di quello dell'indagato sul cacciavite.
Nei giorni successivi al ritrovamento del corpo di Veronica, in Procura erano stati aperti due fascicoli distinti per la morte di lei e il ferimento di Lucchini. Il chierichetto, la cui casa si trovava lungo l'itinerario percorso dal giovane quella notte, era stato colpito all'emitorace e a una tempia. Un ferimento avvenuto a breve distanza nello spazio e nel tempo dal luogo del ritrovamento del cadavere, che da subito aveva insospettito i carabinieri del Nucleo investigativo di Sondrio.
Inoltre, le ferite trovate sul cadavere della ragazza, secondo gli anatomopatologi, non erano compatibili con una breve caduta nel dirupo, un salto terminato dopo circa due-tre metri.