La madre e il padre del 18enne arrestato: "Nostro figlio un ragazzo sensibile"
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"In questo periodo la moda dei giovani è scambiarsi i vestiti, le felpe, i pantaloni, le scarpe, i cellulari quindi potrebbe essere chiunque con la felpa di mio figlio". A parlare a "Pomeriggio Cinque" sono i genitori di Douglas Carolo, uno dei due ragazzi arrestati, con Michele Caglioni, per la morte di Andrea Bossi, il 26enne ucciso con un fendente alla gola nella sua abitazione di Cairate, in provincia di Varese. I due giovani sono in carcere con l'accusa di omicidio.
Michela e Alberto Carolo, rispondendo alle domande della conduttrie Myrta Merlino su ciò che sarebbe avvenuto quel giorno, hanno detto: "Mi ha chiamato una mattina presto un carabiniere dicendomi che mio figlio era stato arrestato. Non era a casa con noi, era da amici a Gallarate - hanno raccontato i genitori di Carolo -. Non mi hanno potuto dire il motivo dell’arresto perché mio figlio è maggiorenne. Nostro figlio dormiva spesso fuori casa, anche dalla nonna paterna, da amici, dalla fidanzata, insomma, aveva una vita come quella dei giovani di oggi. Non conoscevamo i suoi amici ma possiamo dire che è un ragazzo sensibile".
I genitori di Douglas Carolo hanno poi parlato anche dei precedenti penali del figlio: "La rapina? Una scemata fatta da ragazzi stupidi, volevano prendere i soldi a una prostituta, lei gli ha tirato la borsetta per difendersi, loro sono andati avanti trecento metri e poi Douglas è voluto tornare indietro per restituire, nel mentre tornava è arrivata la polizia e li hanno presi. Anche per la questione delle biciclette rubate è stata una ragazzata, è venuto qui a casa dove ci sono vicini i Carabinieri, se sapeva fosse rubata non sarebbe venuto".
Douglas Carolo si è avvalso della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di qualche giorno fa. Il 18enne non ha voluto confermare le parole dette in carcere venerdì scorso davanti ai legali, quando aveva dichiarato che lui quella sera a casa di Andrea Bossi nemmeno c'era, perché impegnato in una serata con altri amici ben lontano dalla palazzina di via Mascheroni. Parole, quelle di Carolo, che però non trovano conferme e restano in contrasto con la ricostruzione fatta dai magistrati.