Fotogallery - Omicidio nel Varesotto, 26enne accoltellato in casa
© Tgcom24
© Tgcom24
Il racconto della donna a "Pomeriggio Cinque": "Il cane è stato lasciato sul terrazzo"
"È salito insieme a una persona che conosceva, una voce maschile. Poi ho sentito il tonfo". A "Pomeriggio Cinque" parla la vicina di casa di Andrea Bossi, il 26enne che è stato ucciso a coltellate nella sua casa di Cairate, in provincia di Varese. Nell'appartamento non c'erano segni di effrazioni. Il killer in fuga ha portato con sé la lama utilizzata per assassinare il giovane. Di quale arma si tratti con esattezza lo stabilirà l'autopsia fissata per martedì prossimo.
"Pomeriggio Cinque" ha intercettato la testimone chiave in grado di poter trovare una soluzione al mistero di quella sera. La donna abita al primo piano della stessa palazzina e intorno alle 21 ha sentito salire qualcuno: era Andrea con un conoscente: "Lui è salito sulle scale con un'altra voce maschile sulle scale perché un po' si sente - ha raccontato la donna -. Se fosse un amico non lo so, ma penso che si conoscessero perché parlavano tranquillamente".
Poi alle 11.43 la donna sente un rumore, un tonfo: "Ho sentito un botto come se fosse caduto qualcuno per terra - ha spiegato -. Penso che quel botto lo abbia prodotto lui cadendo". La figlia piange per il rumore e lei guarda l'orario, quindi va al secondo piano dell'appartamento, suona due volte ma Andrea non risponde: "Sono andata a suonargli su due volte ma c'era il silenzio. Non ho sentito urla, un po' di voci anche a tono alto ma non proprio da litigare". La vicina di Bossi ha iniziato a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava quando ha sentito il cane abbaiare fuori il balcone, perché Andrea aveva un pitbull che solitamente teneva in casa: "Finché lui non è tornato abbaiava ed era in casa, mi sembra. Poi l'ha messo sul balcone ma non era una cosa abituale".
All'inizio si pensava fosse una rapina ma in realtà la casa è totalmente in ordine: non ci sono segni di effrazione o segni di lotta, anche se mancano dei monili. Tuttavia, i gioielli non sono gli unici oggetti a mancare all'appello: infatti, non si trovano più l'arma del delitto e il cellulare di Andrea. Per questo, gli inquirenti credono che le vittime si conoscessero: l'assassino e la vittima si sarebbero scritti in chat prima dell'appuntamento e quel cellulare poteva essere un elemento fondamentale per la ricerca dell'assassino.
© Tgcom24
© Tgcom24