La Lega appese dei cartelloni a Saronno con scritte frasi secondo i giudici a "carattere discriminatorio"
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Ha "carattere discriminatorio" l'espressione "clandestini" usata dalla Lega Nord per definire in alcuni manifesti, appesi nell'aprile 2016 a Saronno (Varese), i richiedenti asilo. Lo ha deciso la Corte d'Appello di Milano che ha confermato la sentenza di primo grado con cui il Tribunale, accogliendo il ricorso di due associazioni (Asgi e Naga) aveva condannato il Carroccio a versare 5mila euro di risarcimento.
È sulla base di questa argomentazione giuridica che la Corte d'Appello di Milano ha condannato la Lega Nord per la "valenza discriminatoria" dell'utilizzo della parola "clandestino". I giudici d'Appello hanno in sostanza confermato la sentenza di primo grado di giudizio in cui il Carroccio era stato condannato al pagamento di un risarcimento per danni non patrimoniali di 5 mila euro a favore di ciascuna delle due associazioni Asgi (Associazione degli studi giuridici sull'immigrazione) e Naga (Associazione volontari di assistenza socio-sanitaria e per i diritti di stranieri rom e sinti) che si erano rivolte al Tribunale per denunciare il contenuto discriminatorio dei manifesti esposti durante una manifestazione organizzata dalla Lega a Saronno nell'aprile 2016.
Manifesti che contenevano dichiarazioni come "Renzi e Alfano vogliono mandare a Saronno 32 clandestini: vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo ai saronnesi
tagliano le pensioni e aumentano le tasse", e ancora "Renzi e Alfano complici dell'invasione". Un'espressione, "clandestini", che secondo i giudici milanesi in questo contesto è inappropriata e dunque discriminatoria. Perché "nel caso in esame - si legge nelle motivazioni della sentenza d'appello - il termine clandestini è stato riferito a persone straniere che hanno presentato allo Stato domanda di protezione internazionale, esercitando in tal modo un diritto fondamentale dell'individuo".