CONFERMATE CONDANNE IN PRIMO GRADO

Ruby bis, pg in appello chiede la condanna di Mora, Fede e Minetti

Sette anni al giornalista e all'ex agente dei vip. Cinque per l'ex consigliere regionale. Il pg: "Mora si è pentito, sconto di pena"

10 Ott 2014 - 21:40
 © tgcom24

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Sette anni per Emilio Fede, cinque per Nicole Minetti, sette e tre mesi per Lele Mora. Sono le richieste del sostituto pg di Milano, Piero De Petris, nel processo d'appello "Ruby bis". Per l'ex direttore Tg4 e per l'ex consigliera regionale confermate le condanne in primo grado, per Mora accolta la richiesta della difesa di una riduzione di due anni della pena in prima grado per i presunti festini ad Arcore (da 7 a 5) e 2 per bancarotta.

Piccolo "sconto" per Mora - Lele Mora era stato condannato in primo grado per il caso "Ruby bis" a 7 anni di carcere nel luglio del 2013 per i reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile. Nel 2011, invece, l'ex talent scout aveva patteggiato una pena di 4 anni e 3 mesi per la bancarotta della sua società. Un cumolo di pene dunque che arrivava a 11 anni e 3 mesi. Oggi il sostituto pg, accogliendo la richiesta della difesa di applicare una pena più bassa e in continuazione con la bancarotta, ha in sostanza chiesto ai giudici della corte d'appello di Milano uno "sconto" per Mora di 4 anni sulle due condanne. Il pg, infatti, ha chiesto 5 anni e 3 mesi per i reati relativi alle serate di Arcore a cui vanno aggiunti soltanto 2 anni per il reato di bancarotta per un totale di 7 anni e 3 mesi.

"Mora ha ammesso i suoi errori" - Nel chiedere la condanna il sostituto pg di Milano Piero de Petris, ha definito "apprezzabile" la scelta processuale dell'ex talent scout che ha rinunciato a difendersi in appello chiedendo soltanto uno sconto di pena. Il magistrato ha chiesto ai giudici di concedere all'imputato "la massima estensione delle attenuanti generiche" perché in sostanza Mora "ci è venuto a dire che ha sbagliato". Secondo il sostituto pg, Mora ha intrapreso "un percorso di rivisitazione critica del suo operato". E dunque va tenuto conto del suo "comportamento processuale".

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