La denuncia di AssVigilanza e Anivp: gare d'appalto basate sul principio di massimo ribasso e sull'impiego di personale non qualificato
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Le associazioni private di sicurezza prendono le distanze dal quadro ricostruito in questi giorni a proposito della vigilanza al Tribunale di Milano e lo fanno acquistando un'intera pagina del "Corriere della Sera".
Dopo aver espresso "cordoglio nei confronti delle vittime dell'atto criminoso perpetrato all'interno della struttura giudiziaria milanese", "a tutela dell'onorabilità loro e della categoria tutta" l'Assvigilanza e l'ANIVP (Associazione Nazionale Istituti di Vigilanza Privata) spiegano che "le Guardie Giurate addette ai servizi di sicurezza presso tutti i Tribunali sono regolarmente e professionalmente formate e addestrate al servizio e all'utilizzo delle relative strumentazioni" e che rispettano le modalità operative "stabilite da chi è proprietario dell'immobile o è titolare delle relative gare d'appalto".
Semmai la causa della tragedia di giovedì scorso va rintracciata nell'utilizzo di "personale con caratteristiche professionali assimilabili a quella dei portieri, senza alcun requisito riconducibile a un'attività di sicurezza".
Il motivo è subito spiegato nel testo dell'annuncio: "esigenze di contenimento delle spese da parte di chi appalta questi servizi".
Più volte - sostengono ancora Assvigilanza e ANIVP nel comunicato- questa pratica è stata da loro esecrata. Il ricorso a professionale inadatto a svolgere mansioni di sicurezza non sarebbe peraltro casuale.
Si tratta, prosegue l'avviso a pagamento, di "un fenomeno sempre più dilagante e rappresentato dall'indizione di gare basate sul principio del massimo ribasso".
Senza le condizioni minime per poter lavorare in maniera efficace, gli associati di Assvigilanza e ANIVP hanno rinunciato "a concorrere all'affidamento dei servizi di sicurezza in Expo 2015", "eppur selezionati per partecipare alla gara".
La sparatoria di giovedì 9 aprile che è costata la vita a tre persone ha richiamato l'attenzione sulle falle della sicurezza nei luoghi cosiddetti sensibili.
Non è ancora chiaro se Claudio Giardiello sia riuscito a introdurre un'arma nel Palazzo di Giustizia di Milano esibendo un falso tesserino da avvocato o nulla, ma è subito stato evidente che ai varchi di accesso alla struttura non sempre il metal detector viene usato come dovrebbe e che i controlli sono blandi e facilmente eludibili da parte di chiunque.
Persino nelle ore immediatamente successive alla sparatoria diversi giornalisti sono riusciti a introdursi in Tribunale senza che nessuno verificasse l'identità o l'introduzione di armi.