La Dda di Milano e la Gdf di Como indagavano da mesi sui legami tra la mafia e la direzione dell'azienda, considerata dai pm "pienamente consapevole" della situazione, ma per lungo tempo "rimasta inerte"
"Una grave situazione di infiltrazione mafiosa nell'attività di impresa esercitata, perdurante dal 2018 sino ad oggi, che ha permesso a svariate società, riconducibili ad esponenti della 'ndrangheta, di operare indisturbate nel tessuto economico, alterandone le regole della concorrenza e ottenendo così ingenti vantaggi". È questo quanto rilevato dai giudici del Tribunale di Milano che hanno disposto l'amministrazione giudiziaria per un anno della Spumador spa, la nota azienda comasca di bevande gassate.
Il provvedimento è stato emesso al termine delle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Como, coordinate dal pm Paolo Storari, che hanno fatto emergere un "presunto meccanismo criminoso che puntava ad ottenere il controllo totale delle commesse di trasporto della società". Controllo, spiegano gli investigatori, "ottenuto mediante reiterate condotte estorsive, aggravate dal ricorso al metodo mafioso, ai danni di dirigenti e dipendenti della committente, di fatto assoggettata al volere degli 'ndranghetisti, che imponevano le loro condizioni economiche" alla Spumador.
Il nome della società, che vanta un fatturato annuo superiore ai 200 milioni di euro, era già comparso in un'inchiesta della Dda milanese, coordinata dai pm Sara Ombra e Pasquale Addesso, che nel novembre 2021 portò all'arresto di 54 persone.
L'intervento dell'amministratore giudiziario, il professore Alberto Dello Strologo, come scrivono i giudici nel decreto di 50 pagine, "ove possibile d'intesa con gli organi amministrativi della società", ossia affiancandoli, "dovrà essere finalizzato" ad "analizzare i contratti in corso nel precipuo settore di infiltrazione", il trasporto merci, da parte della 'ndrangheta e "a rimuovere" quei rapporti con persone legate direttamente o indirettamente alle cosche. Tra il 2018 e il novembre 2021 (data degli arresti nella maxi inchiesta), spiega ancora il Tribunale, c'è stato un "totale assoggettamento" di Spumador alle "pretese estorsive avanzate dagli esponenti della famiglia Salerni con modalità tipicamente mafiose". E la "direzione della società" sarebbe stata "pienamente consapevole", ma per lungo tempo è "rimasta inerte".
Come era già emerso mesi fa dagli atti, Attilio Salerni, col fratello Antonio, due dei fermati a novembre nella tranche lombarda della maxi inchiesta contro la 'ndrangheta, sarebbero stati gli esecutori materiali "di violenze e minacce nei confronti dei dirigenti" della Spumador. Attraverso intimidazioni i due avrebbero acquisito "il controllo e la gestione delle commesse di trasporto 'conto terzi'" dell'azienda comasca "per il tramite di Sea Trasporti", società a loro riconducibile. E avrebbero partecipato "al 'cartello' di imprese", insieme anche alle famiglie della 'ndrangheta Palmieri e Stillitano, con le quali avrebbero monopolizzato "le commesse di Spumador" utilizzando pure altre due aziende e "continuando a ripartire i profitti complessivamente ottenuti (dal 2015 al 2019)" di oltre 1,1 milioni di euro.