Strage familiare a Paderno Dugnano
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Il racconto del ragazzo al pm: "Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio, un minuto dopo averlo fatto ho capito che non sarebbe stato così"
"Nella mia famiglia mi sentivo un corpo estraneo, oppresso". Davanti al pm dei minori, è un monologo tra le lacrime quello del ragazzo di 17 anni che nella notte tra sabato e domenica ha ucciso il padre, la madre e il fratellino di 12 anni nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano (Milano). Il giovane ha confessato di aver fatto tutto da solo. "Non c’è un vero motivo per cui ho ucciso - avrebbe detto secondo quanto riporta il Corriere della Sera -. Ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato da questo disagio. Un minuto dopo, ho capito che non era facendolo che mi sarei liberato".
"Non è successo niente di particolare sabato sera. Ma ci pensavo da un po’, era una cosa che covavo", racconta durante le sue spontanee dichiarazioni. Il giovane dice di essersi alzato mentre gli altri dormivano per andare in cucina a prendere un "coltello da carne" e di avere colpito per primo ("ma senza una ragione precisa") il fratellino. Quando parla delle motivazioni del massacro, singhiozza parole che non chiariscono cosa sia questo "disagio" che ha armato il suo piano di morte. "Non so davvero come spiegarlo. Mi sento solo anche in mezzo agli altri". A casa come con gli amici, che non gli mancavano: "Non avevo un vero dialogo con nessuno. Era come se nessuno mi comprendesse".
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A chi lo interroga sembra un ragazzo "intelligente", forse più della media, e la sua appare come una confessione "autentica". Ma è un racconto vuoto, desolante davanti a tanto orrore. Il 17enne sembra non avere gli strumenti per spiegare cosa sia davvero quel "disagio interiore". Non parla di bullismo, di sessualità, di problemi con le droghe. È come se tutto fosse racchiuso in quella sensazione che tanti adolescenti vivono ogni giorno: la difficoltà di sentirsi adulti, il disagio di trovare una propria strada.