Fabrizio Corona scrive a Chiambretti dal carcere: "In cella è una battaglia"
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Il sostituto pg e uno dei giudici chiedono il ritorno in carcere per una serie di violazioni: ora l'ex agente è ai domiciliari. Il Tribunale di Sorveglianza si riserva di decidere nei prossimi giorni
"Mi dispiace se ho sbagliato, vi chiedo scusa, perdono". Termina così il messaggio di Fabrizio Corona in aula davanti ai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Milano che dovranno pronunciarsi sulla cosiddetta "revoca del differimento pena" dell'ex agente dei vip. Corona, ai domiciliari, potrebbe dover tornare in carcere se i giudici decidessero che dovrà scontare nuovamente i 9 mesi già trascorsi in prova ai servizi sociali.
Corona: "Da 15 anni non ho commesso più un reato" "I reati li ho commessi tutti nel 2006-2007-2008 - afferma ancora Corona - ma da 15 anni non ho commesso più un reato (...) durante la notte ho i flashback come i reduci del Vietnam (...) non sono e non sarò più quello di prima e poi sono vecchio". E quindi chiede ai giudici "pietas" e di non tornare "all'inferno", ossia in carcere.
I magistrati chiedono il rientro in carcere, il Tribunale deciderà nei prossimi giorni In aula il sostituto procuratore Antonio Lamanna ha chiesto ai giudici della Sorveglianza di revocare il differimento pena concesso a Fabrizio Corona. Anche il giudice Marina Corti, che segue la fase di esecuzione pena per l'ex agente fotografico, ha proposto nelle scorse settimane il rientro in carcere per una serie di violazioni delle prescrizioni. Il Tribunale di Sorveglianza si è riservato, dopo l'udienza di discussione, e deciderà nei prossimi giorni.
I precedenti richiami Già lo scorso autunno il giudice Corti aveva diffidato Corona dal partecipare a programmi tv. E in aula a novembre il sostituto pg Lamanna lo aveva invitato ad attenersi "alle regole". Dopo la diffida è infine arrivata anche la proposta di revoca del differimento pena concesso in via provvisoria per la sua "patologia psichiatrica" e che, a inizio dicembre 2019, lo aveva fatto passare da San Vittore a un istituto di cura e poi a casa in detenzione domiciliare.
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