I clandestini realizzavano abiti a 8 euro rivenduti a 400 in un capannone in condizioni igienico-sanitarie precarie, sprovvisto di ogni permesso o certificazione. Il titolare denunciato per caporalato
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A Samarate (Varese) un opificio di sartoria è stato sequestrato dalla guardia di finanza. Al suo interno diversi clandestini producevano vestiti per griffe d'alta moda, lavorando in nero e vivendo in un capannone in condizioni igienico-sanitarie precarie. L'edificio fatiscente era inoltre sprovvisto di ogni permesso o certificazione, a cominciare da quella anti-incendio. I capi d'abbigliamento erano realizzati a 8 euro l'uno e rivenduti al dettaglio a 400 euro. Il titolare dell'attività, un cinese di 52 anni, è stato denunciato per caporalato, sfruttamento e ospitalità di manodopera clandestina e gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
La ditta aveva sede legale a Torino, ma produceva tutto a Samarate. L'opificio era provvisto anche di dormitori abusivi.I capi prodotti, secondo quanto scoperto dai finanzieri del Comando provinciale di Varese a Samarate, venivano rivenduti al dettaglio a 400 euro. Le fiamme gialle hanno identificato 12 cittadini cinesi presenti nel capannone e nei dormitori, tra cui diversi soggetti risultati sprovvisti di permesso di soggiorno, alcuni lavoratori "in nero" e minorenni alloggiati, i quali, in seguito allo sgombero dei locali, sono stati affidati ai servizi sociali del Comune di Samarate.
Il titolare della società è stato denunciato alla procura di Busto Arsizio per i reati di caporalato, sfruttamento e ospitalità di manodopera clandestina, nonché per le gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Anche il proprietario del capannone sequestrato, a seguito delle irregolarità edilizie dei locali oggetto di locazione, è stato denunciato per abusivismo edilizio, data la presenza di locali dormitorio non dichiarati.