ARRINGA DIFENSIVA

Yara, avvocato di Bossetti: "Il cadavere rimaneggiato per depistare le indagini"

Durante l'arringa difensive al processo d'appello contro il carpentiere di Mapello, il suo legale ha detto che "nel dubbio va assolto". La Corte d'Assise d'appello: "La decisione arriverà il 17 luglio"

06 Lug 2017 - 19:28
 © agenzia

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Il cadavere di Yara Gambirasio "è stato rimaneggiato per depistare" le indagini. Lo ha sostenuto l'avvocato di Massimo Bossetti, Paolo Camporini, nella sua arringa difensiva in aula davanti alla Corte d'assise e d'appello di Brescia. L'omicidio, ha aggiunto il legale, è stato sì commesso "da un perverso sessuale sadico" che non è il muratore "dalla vita monacale, regolarissima e senza un'ombra".

Secondo il legale, a testimoniare che il cadavere è stato rimaneggiato sono soprattutto i tagli sulla schiena della vittima: "Al buio, nel mezzo di un campo isolato e mentre nevicava, l'assassino si sarebbe dunque preoccupato di sollevare la maglietta di Yara per farle dei tagli di coltello? Assurdo. La verità - ha detto - è che quel cadavere è stato rivestito".

A uccidere così crudelmente Yara, ha aggiunto l'avvocato Camporini, "è stato un sadico perverso sessuale? Sì, su questo sono d'accordo con le parti civili. L'assassino ci ha giocato parecchio con quel povero corpo. È uno che ha grandissimi problemi, ma è l'esatto opposto di Bossetti". È per questo che basterebbe una nuova perizia sul Dna per "essere sicuri". Perché Bossetti, ha messo in chiaro il legale, è pronto a un nuovo esame genetico: "Potrebbe farlo anche qui, davanti a tutti. Non ha paura".

E "se fossi il pm, così sicuro che è lui il colpevole, l'avrei chiesta io la perizia, così lo inchiodavo definitivamente". Invece in questo caso "fin dall'inizio ci si è voluti sottrarre al contraddittorio" tanto che il processo di primo grado si è chiuso con una "sentenza assolutista e autoritaria". Una sentenza che la difesa ha impugnato in appello "proprio perché non abbiamo avuto risposte".

Poi l'avvocato Claudio Salvagni, che difende Bossetti insieme al collega Camporini, ha fatto riferimento alle tracce biologiche rilevate sui leggings e sulle mutandine di Yara. "Facciamole le perizie e andiamo a vedere se quel Dna è davvero il suo o se, come crediamo noi, non è il suo", ha affermato. Il difensore ha anche chiarito che il computer di Bossetti sequestrato e analizzato "non è quello di un pedofilo come dovrebbe sapere chi si occupa di casi del genere".

Per il difensore la prova regina del Dna, secondo l'accusa, è soltanto un dato presentato come "roboante ma sbagliato" e "non si può condannare un uomo" sulla base di "71", come sostiene l'accusa, risultati attribuibili a Bossetti "su 101 e gli altri 30?". Per la difesa poi "le sfere metalliche e le fibre" trovate sul corpo della 13enne "non sono indizi" a carico di Bossetti e il furgone ripreso nelle immagini agli atti "non è il suo".

"Cercheremo di convincervi che i dati presenti nel fascicolo non consentono di condannare Bossetti e voi dovrete essere sicuri oltre ogni ragionevole dubbio che quest'uomo è colpevole, se i dubbi permarranno voi dovrete assolverlo", ha detto il legale rivolgendosi in particolare ai giudici popolari della Corte d'assise d'appello di Brescia. L'avvocato Salvagni ha citato anche il caso di O.J. Simpson come esempio di stato di diritto.

"La decisione arriverà il 17 luglio" - La decisione della Corte d'Assise d'appello di Brescia non arriverà il 14 luglio ma il 17. Questo è il nuovo programma d'aula stabilito alla fine dell'udienza di oggi dal presidente Enrico Fischetti, il quale ha anche fatto presente che quel giorno "vorremmo entrare in camera di consiglio presto, perché ci serviranno diverse ore e non vorremmo entrare con l'ansia del tempo".

Le prossime tappe - Il 10 luglio termineranno di parlare i legali di Bossetti. Poi il 14 ci saranno le repliche delle parti ed, eventualmente, anche le dichiarazioni spontanee di Bossetti che potrebbero, però, slittare al 17, lo stesso giorno della camera di consiglio dalla quale la Corte potrebbe uscire con la sentenza o con un'ordinanza di riapertura del processo.

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