"Mi vergogno e mi scuso per aver finto di avere un tumore". Il muratore avrebbe mentito per avere qualche possibilità lavorativa in più
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"Non è vero, non è vero, mi state solo denigrando, sono tutte bugie su di me". Lo ha detto Massimo Bossetti, alzandosi in piedi, durante il processo per la morte di Yara in corso a Bergamo. "Non è vero che ho minacciato di uccidermi e non ho mai detto di essere in crisi", ha aggiunto interrompendo la deposizione di un testimone secondo cui Bossetti gli aveva confidato di volersi togliere la vita perché in crisi con la moglie Marita.
Bossetti ha parlato anche nell'udienza del pomeriggio, quando è stato sentito come testimone Claudio Andreolli, imprenditore di Bagnatica con un cantiere a Seriate e che ha spiegato di come l'uomo gli avesse raccontato di avere un tumore alla testa per assentarsi dal lavoro.
L'imputato è intervenuto ammettendo di aver detto una bugia, ma soltanto per avere qualche possibilità lavorativa in più, visto che nel cantiere di Andreolli non veniva pagato: è emerso infatti che Bossetti era in credito di circa 10mila euro.
"Mi vergogno e mi scuso - ha sottolineato il muratore -, è vero, ho raccontato la storia del tumore alla testa soltanto perché era l'unica scusa valida che avevo pensato per assentarmi e trovare qualche lavoro in altri cantieri, visto che lì non ero pagato".