Ha prestato servizio come infermiera nella stessa struttura del paziente 1. I sintomi sono arrivati nel pieno della prima ondata, quando ancora non c'erano tamponi e vaccini.
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La vita di Rosa Carpentiero, infermiera di 34 anni, ha subito un cambiamento nel momento in cui ha contratto il Covid, mentre prestava servizio all'ospedale di Codogno, nel Lodigiano, in piena prima ondata e nella stessa struttura del paziente 1. Una diagnosi tardiva (non c'erano nemmeno i tamponi quando si è ammalata), insieme al mancato riconoscimento dello status di paziente Long-Covid, l'hanno costretta sobbarcarsi la maggior parte delle spese per le lunghe cure, oltre a convivere con le conseguenze.
L'impatto con la malattia - Un insegnamento all'Università Statale di Milano, il lavoro in corsia, un figlio da accudire e tanto sport. Erano queste le attività della giovane infermiera che ha raccontato la sua esperienza con i postumi da Covid, in una intervista a Fanpage.it. "Ero sana, la malattia mi ha assalita come uno tsunami. In quel momento mi hanno sottovalutata e diagnosticato l'ansia, come a molti altri pazienti, senza gli opportuni approfondimenti e capivo che i medici non avevano idea di cosa mi stesse succedendo perché le prognosi non corrispondevano alla guarigione. All'inizio mi dicevano che essendo giovane sarei guarita presto, e sarei tornata come prima".
La guarigione però fatica ad arrivare e dato che non le hanno fatto i tamponi appena malata, non ha potuto ottenere trattamenti tempestivi. "Mi sono ammalata nella settimana più critica del Lodigiano, ho sviluppato subito una polmonite, che però non è stata trattata tempestivamente. Presentavo una sintomatologia altamente suggestiva per Covid-19, ma quando ho fatto la radiografia al torace non ho avuto accesso ai tamponi, e questo mi ha creato un danno importante", ha detto a Fanpage.
Le conseguenze - La sua convalescenza è stata travagliata a causa della gravità dei sintomi. Rosa è rimasta a letto per 40 giorni con dolori articolari, sintomi respiratori e diarrea che la hanno debilitata e fino a farle perdere 7 chili in due settimane. "Nonostante avessi avuto degli accessi in Pronto Soccorso nel tempo invece di migliorare andavo peggiorando. Dopo un mese e mezzo sono stata visitata dallo pneumologo di Codogno, che mi ha presa in carico, e mi ha fornito le prime cure utili. Quando sono arrivata da lui non riuscivo nemmeno a stare in posizione eretta".
Le cicatrici da Long Covid - Rosa Carpentiero ha dovuto sostenere spese ingenti tra visite mediche e medicinali: il Long Covid è una situazione cronica multiorgano molto invalidante e per gestirlo sono necessari diversi specialisti. La malattia ha danneggiato polmoni e anche il cuore, ina una visita al Gemelli di Roma le hanno diagnosticato una cicatrice cardiaca dovuta ad una forte infiammazione. Anche il tentativo di tornare ad una vita normale al lavoro non è andato a buon fine: "Ho avuto una forte ricaduta con delle complicanze. Ad oggi le mie condizioni fisiche non mi permettono di sostenere il lavoro, anche perché a gennaio ho avuto anche una reinfezione con la variante Omicron, che mi ha causato ulteriori postumi".
A Rosa sono negati gli aiuti concessi ai malati di Long Covid e previsti nel decreto Sostegni Bis. Questo perché si è ammalata "troppo presto" quando ancora le diagnosi di Covid non erano tempestive. Oltre al fatto di non essere mai stata ricoverata: "Ho il codice di esenzione per infortunio, ma sono riuscita a usufruirne molto poco, anche a causa delle restrizioni delle varie ondate che hanno bloccato le prenotazioni. Soprattutto quando avevo urgenza ho fatto tutto a mie spese, non potendo aspettare i tempi del servizio pubblico. Ho avuto solo per un breve periodo l'esenzione della Regione Lombardia, la D97, che non copriva assolutamente tutte le necessità, e che poi è stata anche sospesa prima della scadenza prevista".