Andrea Orlandi, 27enne, non si dà pace: "Se lo avessi saputo me la sarei tenuta stretta stretta a letto, non l’avrei lasciata andare in fabbrica. Volevamo vivere insieme io, lei e il suo bambino"
"Mi mancano le piccole cose, guardare la tv, sentirla cantare, farle il solletico e vederla ridere come una bambina". Andrea Orlandi non si dà pace per la scomparsa di Luana D'Orazio, morta a 22 anni a causa di un incedente sul lavoro in un fabbrica in provincia di Prato. Un anno e mezzo insieme e tutta la vita davanti: "A marzo del prossimo anno mi sarebbero scadute le rate della finanziaria per l’auto. Quello sarebbe stato il momento buono andare a vivere insieme.
Anche Andrea, 27enne, fa l'operaio: lavora in una piccola ditta che produce materassi. Avevano deciso di fare un altro po' di sacrifici per mettere da parte qualche risparmio in più e poter vivere insieme, magari anche sposarsi, tra qualche mese. Luana aveva dormito da lui, a casa dei genitori, la notte prima dell’incidente. Si era alzata alle cinque per andare a lavorare.
"Il patto - dice - era che una volta arrivata in fabbrica mi mandasse un messaggio per dirmi che era tutto a posto. L’ho ricevuto alle 6, inondato di cuoricini e parole dolci. Non mi stanco mai di rileggerlo. "Gliene ho mandato uno io alle 9.45 per sapere come stava andando il lavoro e per dirle che l’amavo. Ma lei non lo ha mai letto".
Solo dopo poche una telefonata gli ha spezzato il cuore: "Mi ha chiamato la mamma di Luana che però non riusciva a parlare e mi ha passato direttamente i carabinieri che mi hanno spiegato quello che era successo". Ora il pensiero è solo per il figlio della sua amata Luana, cinque anni: "Mi sento come un padre, ci sono molto affezionato, e per questo continuerò a seguirlo a sostenerlo così come starò accanto a tutta la famiglia. Non mi sognerei mai di abbandonarlo".