Due uomini e due calciatori che sono riusciti nell’impresa di unire un mondo diviso come quello del calcio. Uno in campo, l’altro nella malattia
di Sauro Legramandi© Tgcom24
Luca Vialli segna per noi. Oppure servi un assist dei tuoi a Paolo Rossi. Vialli e Rossi, due epoche diverse del calcio italiano che si sono appena sfiorate negli Anni Ottanta. Il tramonto del primo ha coinciso con gli albori del secondo. Pablito e Gianluca hanno a loro modo unito un mondo, quello del calcio, da sempre in lotta come tra guelfi e ghibellini.
Paolo Rossi lo ha fatto da giocatore, ripartendo da zero con la Juve e vincendo da protagonista a sorpresa e assoluto il Mundial 1982. Vialli in campo ha fatto grande la Juve e grandissima la Sampdoria. La maglia azzurra ce l’aveva tatuata addosso ma non ha ricevuto tutto quello che ha dato. Per assurdo Gianluca ha unito l’Italia lontano dal calcio, lo ha fatto raccontando la sua malattia e mettendoci la faccia. In quel momento Vialli è stato ancora di più uno di noi. Uno che si piega ma non si spezza fino all’ultimo. E quando si spezza lo fa lottando fino all’ultima energia, l'ultimissima goccia di sudore.
Vialli poteva soffrire nel silenzio di una clinica londinese, mostrarsi solo ai suoi affetti più cari e alimentare il mito del campione. Invece no: appena il male gli ha concesso una pausa lui gli ha fatto un tunnel ed è volato via. Di nuovo in azzurro, di nuovo con Mancini. La vittoria agli Europei di Londra è anche sua, non giriamoci intorno: avere un uomo così in gruppo non avrà fatto altro che spingere tutti gli azzurri oltre i propri limiti.
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E adesso non ci sono più limiti: Vialli e Rossi possono giocare di nuovo insieme.