Questioni di clima

L'università di Princeton: "L'estate non fermerà il coronavirus"

Secondo uno studio realizzato da ricercatori dell'ateneo le temperature estive nei prossimi mesi non serviranno a contenere l'espansione del covid-19

20 Mag 2020 - 10:51
 © Italy Photo Press

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Il clima, in particolare l'umidità, ha un ruolo nella diffusione di altri coronavirus e dell'influenza. Ma questo fattore secondo i ricercatori della Princeton University è limitato rispetto ad un altro elemento di gran lunga più importante nel contesto dell'attuale pandemia: ovvero che non c'è ancora una immunità collettiva sufficiente contro il Sars-Cov-2. 

"Prevediamo che il clima più caldo e umido non rallenterà il virus", ha spiegato la prima autrice dello studio Rachel Baker, che spiega: "Il virus si diffonderà velocemente, indipendentemente dalle condizioni climatiche".

 

"Altri coronavirus umani come quello alla base del raffreddore dipendono molto dai fattori stagionali, culminando durante l'inverno fuori dai Tropici - fa notare il professor Bryan Grenfell. - dunque, come è probabile, se il nuovo coronavirus è a sua volta stagionale, possiamo aspettarci che si trasformi in virus invernale a mano a mano che diventerà endemico nella popolazione".

Il team scientifico della Princeton ha creato modelli su diversi scenari per il Sars-Cov-2, partendo da osservazioni dei virus dell'influenza e di due coronavirus conosciuti che causano il raffreddore, simulando quello che accadrebbe in diverse regioni del pianeta con diverse temperature e gradi di umidità. "I nostri risultati implicano che le regioni dei Tropici e temperate devono prepararsi a epidemie gravi e che le temperature estive non conterranno la propagazione dell'infezione".

"I virus si comportano da virus e, per definizione, vanno incontro a mutazioni - spiega l'epidemiologo Massimo Cicozzi al Corriere della sera - Il Sars-Cov-2 lo ha già fatto passando dal pipistrello a un’altra specie. Quindi prima o poi dovremmo assistere ad un’attenuazione. Fino ad allora dobbiamo proteggerci, senza avere paura. Per sua natura anche questo agente infettivo non ha interesse a uccidere l’uomo, altrimenti perderebbe la possibilità di replicarsi. Gli conviene invece adattarsi all’ospite e cercare di convivere più o meno pacificamente con lui. Forse qualche compromesso potrebbe già averlo trovato. Se però adesso abbiamo la percezione del suo indebolimento è soltanto grazie agli effetti del lockdown che ne ha rallentato la circolazione".

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