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Le accuse vanno da associazione a delinquere di tipo mafioso, traffico di droga, detenzione e porto illegale di armi
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I carabinieri del comando provinciale di Lecce, a conclusione di complesse indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo, hanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 37 persone. Sono indagate a vario titolo per associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra nonché ordigni ad alto potenziale esplosivo, estorsione, danneggiamento a seguito di incendi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
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L'operazione dei carabinieri si è svolta a Lecce e nei Comuni salentini di Carmiano, Veglie, Leverano, Porto Cesareo, Novoli e Monteroni di Lecce. Delle persone finite in manette, 28 sono stati condotti in carcere e nove agli arresti domiciliari. Le indagini sono partite a dicembre 2020 e si sono protratte per due anni e mezzo, fino a giugno 2023. I carabinieri del Comando Provinciale di Lecce sono stati supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori "Puglia", dal Nucleo Cinofili di Bari e dal Nucleo Elicotteri di Bari-Palese.
A settembre si erano svolte altre due maxi operazioni delle forze dell'ordine contro la 'ndrangheta: la prima ha portato all'arresto di 84 persone, mentre l'altra ha assicurato alla giustizia ben 52 persone, compreso un sindaco calabrese.
Durante gli indagini, gli inquirenti hanno scoperto che uno degli arrestati aveva trasformato una penna biro in un'arma comune da sparo. Secondo il gip del tribunale di Lecce, ciò testimonia "l'efferatezza e la spregiudicatezza del clan". Gli esiti dell'attività investigativa hanno così consentito di definire l'organigramma del sodalizio, il perimetro geografico di influenza, le attività illecite, il ruolo dei sodali, le dinamiche interne ed esterne e, in generale, di delineare tutti i connotati tipici delle associazioni mafiose.
Durante le indagini coordinate dalla Dda di Lecce, sono stati ricostruiti anche 26 attentati dinamitardi e incendiari nei confronti di esercizi commerciali, autovetture, cantieri, aziende agricole e immobili. Alcuni edifici hanno subìto anche danneggiamenti con colpi d'arma da fuoco, mentre diversi ordigni ad alto potenziale, di fattura artigianale, sono stati fatti deflagrare dai criminali all'esterno di strutture ricettive. Secondo l'accusa, gli indagati si sono imposti sul territorio determinando una "condizione di assoggettamento e omertà dei cittadini tanto che, in alcuni casi, non sono state nemmeno presentate denunce".
Gli investigatori indagano inoltre su condotte estorsive ai danni di alcuni imprenditori locali. Per costringere questi ultimi a pagare un "pizzo", sono stati dati alle fiamme cinque mezzi di trasporto appartenenti a una società salentina operante nel settore pubblicitario, mentre a una ditta edile sono stati bruciati diversi escavatori con danni per centinaia di migliaia di euro.
Sono stati venti gli arresti in flagranza di reato. Le autorità hanno inoltre disposto il sequestro di oltre 30 chili di marijuana, due chili di cocaina, un chilo e mezzo di hashish e di una coltivazione illegale di cannabis indica, costituita da circa 800 piante. Quest'ultima è stata individuata nell'area rurale di Novoli, assieme ad armi clandestine e fucili. Sono stati infine sequestrati 20mila euro in contanti.