Il Viminale ha stabilito che non è più in pericolo di vita e ha tolto la protezione all'imprenditore agrigentino e alla sua famiglia
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Con le sue denunce Ignazio Cutrò, imprenditore agrigentino di 51 anni, ha fatto arrestare e condannare i suoi estorsori. Per questa ragione da anni vive a Bivona, in Sicilia, sotto scorta. Anzi, viveva. Perché due giorni fa, il 9 aprile, il Viminale ha rimodulato il programma e ha tolto la protezione al testimone di giustizia e alla sua famiglia. Eppure solo qualche mese fa era stato intercettato un presunto boss mafioso mentre parlava proprio di lui. "Sono stato lasciato solo nel periodo più delicato. Ora sono un morto che cammina", si sfoga Cutrò ai microfoni di Tgcom24.
Secondo il Ministero dell'Interno Ignazio Cutrò non è più in pericolo di vita per questa ragione la sua protezione è passata da terzo a quarto livello. Significa che non viaggerà più su un'auto blindata e che la sua famiglia non avrà più alcun tipo di tutela. Sono state smontate persino le telecamere di sorveglianza collegate con i carabinieri.
"Sono stato accoltellato alle spalle da chi mi doveva proteggere", ha detto Cutrò. Solo qualche mese fa un presunto boss mafioso era stato intercettato mentre parlando dell'imprenditore diceva: "Si è rovinato...ha rovinato una famiglia...anche i figli...tutti controllati...appena lo Stato si stanca e gli toglie la scorta poi vedi...".
"Hanno consegnato me e la mia famiglia in mano ai boss che aspettavano solo questo. Io sono un morto che cammina e quando mi ammazzeranno nessuno deve permettersi di dire che hanno sbagliato la valutazione", si sfoga così il testimone di giustizia. L'imprenditore aveva la scorta dal 2008. Dal suo impegno è nata l'Associazione nazionale testimoni di giustizia di cui Cutrò è presidente.