OPERAZIONE DELLA GDF

Maxi evasione Iva per "pulire" soldi delle mafie, oltre 200 indagati

Oltre 200 le persone indagate e 400 le società coinvolte. Giro di fatture false per 1,3 miliardi di euro

14 Nov 2024 - 12:58
 © -afp

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Sarebbero oltre 200 le persone indagate e 400 le società coinvolte in un'indagine della Procura Europea che ha portato alla scoperta di una presunta organizzazione criminale che avrebbe messo a segno una evasione dell'Iva per centinaia di milioni volta "lavare" i soldi sporchi delle mafie. Sono state effettuate oltre 160 perquisizioni in 30 province, anche con le unità cinofile della Finanza specializzate nel ritrovamento di banconote. I provvedimenti restrittivi sono in corso in Italia, Spagna, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Bulgaria, Cipro, Olanda, e in paesi extra Ue, come la Svizzera e gli Emirati Arabi.

Il coinvolgimento della mafia

 Nella complessa frode carosello all'Iva intracomunitaria nel settore del commercio di prodotti elettronici e informatici sarebbero coinvolti alcuni presunti esponenti della criminalità organizzata siciliana e campana che, intravedendo gli enormi guadagni del business, ne sarebbero entrati a far parte fornendo provviste finanziarie e riciclando così il denaro sporco intascato con altre attività criminali.

Le frodi carosello

 Le frodi carosello verrebbero realizzate sfruttando il regime di non imponibilità ai fini Iva previsto per le operazioni commerciali intracomunitarie, inserendo in un'operazione tra imprese di Paesi diversi un soggetto economico fittizio, la cosiddetta "cartiera" (o società fantasma o missing trader), che acquista la merce dal fornitore comunitario senza l'applicazione dell'Iva per poi rivenderla ad un'impresa nazionale (anch'essa coinvolta nella frode) con l'applicazione dell'Iva ordinaria italiana. È in questa fase che si realizzerebbe la condotta fraudolenta, in quanto la società "cartiera", invece di vendere la merce maggiorata del proprio utile e versare l'Iva incassata dalla sua cessione, la vende sottocosto senza versare all'Erario l'imposta indicata nella relativa fattura. La cosiddetta "missing trader", la società cartiera, infatti, sprovvista di strutture operative e di dipendenti, di norma gestita da prestanome, senza adempiere ad alcun obbligo fiscale, oltre quello di emettere fatture false, dopo una breve vita (massimo 2 anni) viene fatta cessare e sostituita da altra impresa dalle analoghe caratteristiche.

Come funzionava la frode

 La frode avrebbe consentito di immettere sul mercato nazionale beni a prezzi molto concorrenziali e avrebbe previsto , di norma, ulteriori passaggi in cui la merce sarebbe stata venduta, sempre sottocosto, a favore di altre imprese italiane inserite nel circuito con l'esclusiva finalità di rendere più difficile l'identificazione dello schema e dei suoi beneficiari finali, rappresentati dalle società broker, cioè le imprese effettivamente operative che, acquistando il prodotto con applicazione dell'Iva, vantavano nei confronti dell'Erario il credito corrispondente.

L'effetto finale era quello di rivendere la merce sul mercato interno, approfittando del prezzo d'acquisto artificiosamente concorrenziale, oppure rivenderla all'estero spesso alle stesse aziende comunitarie che avevano originato la catena commerciale vendendo originariamente alla missing trader, per far sì che il carosello ricominciasse.

Il danno per l'Unione Europea

 Il danno per l'Unione Europea era costituito dall'Iva indicata nelle fatture emesse dalle "cartiere", che avevano acquistato la merce senza applicare l'imposta e che la collocavano sul mercato nazionale applicandola invece al compratore, senza però versarla all'Erario, ma ripartendola tra i complici della frode. Nella frode scoperta sono coinvolte 269 missing traders, 55 buffer, 28 società broker e 52 conduit estere per un volume complessivo di fatture soggettivamene false pari a 1,3 miliardi di euro, nel solo quadriennio 2020-2023.

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