Paola Pellinghelli, madre del bimbo rapito e ucciso a Parma nel 2006, commenta così la decisione di concedere la semilibertà a uno dei responsabili dell'omicidio di suo figlio... "Sono io che ho avuto l'ergastolo"
di Dario Vito© Afp
"Signora Paola, scusi il disturbo, le va di commentare...?". Paola Pellinghelli non lascia finire la frase e confida subito: "L'incommentabile perché, anche stavolta, l'ingiustizia ha fatto il suo corso". La rabbia e, soprattutto, il dolore prendono il sopravvento pensando alla semilibertà concessa a Salvatore Raimondi, l'uomo che, la sera del 2 marzo 2006 - mentre la famiglia era seduta a tavola per la cena, a Casalbaroncolo, frazione di Parma - rapì il suo piccolo Tommy, ritrovato poi senza vita in un boschetto un mese dopo.
Dicevamo...
"Ogni giorno cerchi raccogliere i cocci di ciò che rimane. Poi vieni a sapere queste notizie e, anche se te lo aspetti, quei cocci che hai incollato a fatica, si rompono un'altra volta".
È come se si ripartisse daccapo.
"Già, perché abbiamo a che fare con tre persone coinvolte nel delitto e alcune delle quali godono già di vari permessi. È come se si tornasse indietro di diciotto anni".
La nostra Costituzione, però, prevede che la pena deve tendere alla rieducazione e al reinserimento sociale...
"Voglio riportarle le parole della mia psicologa, con cui ho fatto un percorso di dieci anni grazie a questi tre "innominabili": "Ci sono persone recuperabili e altre per cui si dovrebbe solo buttare via la chiave".
Sarebbe disposta a perdonare Raimondi?
"Me lo ha chiesto, qualche mese fa, anche il tribunale di sorveglianza di Bologna (in quanto parte offesa, ndr). Può immaginare la mia risposta. Credo che almeno un pò di rabbia mi debba essere riconosciuta e lo sa perché?
Mi dica.
"Sono io ad aver preso l'ergastolo, non loro. Per me non esiste permesso speciale, nessuno mi potrà mai ridare mio figlio...(la voce inizia a tremare, ndr)
Il tempo potrà rimarginare questa ferita?
"Oggi il mio Tommy avrebbe vent’anni, mi è stata strappata la possibilità di vederlo crescere. Non sono io a dover perdonare, semmai dovrebbero chiederlo loro, ma è meglio che non si facciano vedere né sentire".
Qual è il ricordo di quella tragica sera?
"Ripenso alla luce che si spegne, a loro che entrano in casa e ci legano, alle urla dell'altro mio figlio e al pianto di Tommy, l'ultima cosa che ho sentito di lui, e a tutto quello che c'è stato dopo".
Ovvero?
"La rincorsa disperata, dopo essermi slegata, ma inutile perché erano già scappati via, a quel mese di speranza, agli interrogatori fino al tragico ritrovamento".
Signora Paola, come si sente oggi?
"Cerco di andare avanti. Lo faccio per l'altro mio figlio Sebastiano, ma soprattutto per Tommaso. Il ricordo si affievolisce nella quotidianità, ma quando vieni a sapere cose come questa, è come se il tempo non fosse mai passato".