"Sia io che mio figlio eravamo positivi al coronavirus, non potevo vederlo e così mi hanno mandato questa immagine di umanità e professionalità", ha affermato la madre Roberta Ferrante
"Quella foto, stupenda, un simbolo dell’abbraccio protettivo al mio bambino". Così Roberta Ferrante commenta lo scatto che riprende un'infermiera e il suo bimbo di 7 mesi ricoverato in isolamento, a causa della positività al coronavirus, nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Salesi di Ancona, dopo una delicata operazione all'intestino. Un incubo per la famiglia iniziato il 3 marzo e che si è concluso, con il lieto fine, due settimane dopo.
"Stia tranquilla signora, di lui ce ne occupiamo noi" "Il personale della rianimazione è stato esemplare, non lo dimenticherò – racconta Roberta Ferrante, originaria e residente ad Ancona, al Resto del Carlino –. In particolare una dottoressa che mi chiamava sempre per tenermi aggiornata sulle condizioni di mio figlio. C’è stata una frase che mi ha tranquillizzato visto che non potevo essere lì con lui: 'stia tranquilla signora, di suo figlio ce ne occupiamo noi, lei non si deve preoccupare' e così è stato. Nel momento più drammatico della mia vita sentirmi dire questo e poi vedere quella foto lontana da mio figlio, è stato un ritorno alla vita dopo un incubo durato giorni".
Il disappunto L'incubo è iniziato il 3 marzo, giorno in cui il piccolo è stato trasportato in ospedale per un disturbo intesinale. "L'unica cosa che non mi è piaciuta nel complesso è stata l’estrema preoccupazione di tutti, dall’equipaggio del 118 al personale sanitario del pronto soccorso del Salesi, di sapere se io e mio figlio fossimo positivi al Covid – spiega la giovane mamma –. Sembrava che il problema di Matteo fosse secondario, che non importasse e io nel frattempo mi agitavo per questo. Quel giorno, il 3 marzo, l’ho vissuto come in trance. Verso le 20 il risultato del tampone è risultato positivo per me e mio figlio, ma non si capiva cosa gli dovesse accadere, fino a quando una dottoressa ha visto il mio stato d’animo e mi ha detto: ‘Suo figlio non lo lascio fino a che non risolviamo il problema’. Alle 2 di notte gli hanno fatto un’ecografia: il suo intestino era rovesciato e poco dopo è arrivato il chirurgo: ‘Sono il professor Cobellis, abbiamo poco tempo, chieda il consenso ad operare a suo marito’. Ero sola, spaventata, momenti che non auguro a nessuno. Alle 7 il chirurgo è uscito e mi ha detto: ‘La prima parte dell’intervento è andata bene, abbiamo tolto una parte dell’intestino, ma starà bene’. Matteo è stato portato in rianimazione e io sono tornata a casa".
Finalmente insieme Infine, le condizioni di salute del bimbo sono migliorate: Matteo Maurizio è rimasto circa una settimana nel reparto di terapia intensiva, poi la fase successiva. "A casa è stato un inferno, aspettando la chiamata dall’ospedale per tornare da lui, poi arrivata finalmente. Essendo ancora positivi ci hanno messo a me e al bambino in una stanza isolata, sigillata, col personale che entrava lo stretto necessario e così è andata avanti per tre giorni – aggiunge la Ferrante –. Era pieno di tubi e flebo, ma almeno eravamo insieme. Mio marito non poteva essere presente a causa del rischio contagio. Non dimenticherò mio fratello rimasto sotto la finestra della stanza per darmi forza. Già il periodo del parto, ad agosto, con le regole pandemiche attive, ho partorito da sola, stavolta è stata anche più dura".