Il gip ha convalidato il fermo di Antonio Tagliata. Davanti ai giudici ha ribadito la confessione. Il suo difensore ha chiesto la perizia psichiatrica
Il giudice per le indagini preliminari Paola Mureddu ha convalidato il fermo di Antonio Tagliata, il 18enne reo confesso per l'omicidio di Roberta Pierini, mamma della sua fidanzata, e il ferimento del marito di lei, Fabio Giacconi. La convalida è arrivata dopo cinque ore di interrogatorio nel carcere di Camerino. I difensori del 18enne hanno chiesto la perizia psichiatrica. Si attende per le prossime ore la decisione del gip sulle misure cautelari.
Il ragazzo prima dell'interrogatorio ha avuto un malore, soffre di crisi di panico. Gli era già successo il 7 novembre, quando era stato portato nella caserma dei carabinieri di Ancona a poche ore dal delitto. Dopo poco si è ripreso e ha affrontato le domande del giudice e del pm.
Tagliata, ha riferito il suo legale, l'avvocato Luca Bartolini, ha ribadito la versione dei fatti resa davanti al pm nel primo interrogatorio: "Sono stato io a sparare". E ha anche spiegato che il biglietto autoaccusatorio - "confesso l'omicidio di Roberta Pierini e Fabio Giacconi" - sequestrato dai carabinieri nella sua abitazione di Ancona, era in realtà un tentativo di proteggere il padre, Carlo, che in passato ha avuto problemi con la giustizia.
Protegge ancora la fidanzata - Il 18enne continua, nonostante tutto, a proteggere la sua fidanzata: "Chiede di lei e racconta come si sono svolte le cose dal suo punto di vista". "E' molto preoccupato, non si fa illusioni sul proprio futuro", ma "non sta scaricando le proprie responsabilità". Sabato il ragazzo aveva detto che era stata la fidanzata a dirgli "spara, spara", una circostanza invece smentita dalla minore.
Martedì Antonio Tagliata ha incontrato in carcere il vescovo di Camerino Francesco Brugnaro, cappellano della struttura di reclusione. Un incontro segnato dalle lacrime del ragazzo, che si è descritto come una persona molto religiosa, e in cella prega con un "santino". Ha chiesto di stare da solo, ma non è escluso che il difensore chieda la revoca della disposizione. E' sorvegliato a vista, nel timore che possa compiere atti autolesionistici.