Antonio Brocani lotta da 11 anni contro la malattia. La moglie: "Non mi danno la possibilità di utilizzare la procura in quanto la stessa non può sostituire l'identificazione del soggetto"
Antonio Brocani e la moglie Maila Pigliapoco © Facebook
Antonio Brocani, cuoco 61enne di Jesi (Ancona) malato di Sla ormai da undici anni e da dieci completamente allettato e tracheotomizzato, lotta ogni giorno contro la malattia e nell'ultimo periodo anche contro la burocrazia. Ne è testimone la moglie di Antonio, Maila Pigliapoco, che racconta: "Antonio è vivo, lotta per continuare a starci accanto da ormai undici anni, eppure non ha diritto di ottenere lo Spid, strumento ormai indispensabile per accedere ai servizi della pubblica amministrazione e non solo".
In un'intervista a Il Resto del Carlino, Maila, moglie e caregiver di Antonio, spiega come da oltre due mesi stia cercando di contattare gli uffici per quello che pensava essere un diritto di ogni cittadino italiano.
Spid strumento indispensabile - "Non è possibile che un malato in queste condizioni, allettato e tracheotomizzato, non possa ottenere lo Spid, strumento oggi indispensabile per poter accedere a una serie di servizi on line della pubblica amministrazione e dei privati aderenti - spiega -. Anche solo per prenotare una visita, richiedere dei bonus, registrare dei contratti, accedere al 730, pagare le tasse. Principalmente lo abbiamo richiesto per consultare i referti on line a cui a breve non potremo accedere non avendo lo Spid e per la dichiarazione dei redditi. Ma abbiamo incontrato un muro".
"Non mi danno la possibilità di utilizzare la procura" - "Per tutti - aggiunge la donna - è semplice attivarlo, ci si reca alle Poste o in una cartoleria o negozio che effettua il servizio ma per Antonio no, non è proprio possibile. E questo nonostante io abbia una procura generale che mi permetta di sostituirlo in qualsiasi atto pubblico, amministrativo o di altro genere. Non mi danno la possibilità di utilizzare la procura in quanto la stessa, sostengono, non può sostituire l’identificazione del soggetto che ovviamente essendo immobile e attaccato a un respiratore non può raggiungere l’ufficio postale o la cartoleria e firmare o parlare.
La carta d'identità elettronica - Ma Maila non si è data per vinta. "L'unica cosa che siamo riusciti a ottenere per ovviare momentaneamente a questo problema è stata la carta d'identità elettronica che a oggi ci consente di accedere ai servizi della pubblica amministrazione ma solo tramite un lettore di smart card che ho dovuto acquistare appositamente, Ci troviamo in una realtà dove si parla di uguaglianza e fraternità e poi ci negano un diritto solo perché diversamente abili. Non immaginate quanto questo sia imbarazzante e umiliante".
L'appello - La coppia lancia quindi un ultimo appello: "Chiediamo alle autorità preposte di attivare sia a livello regionale sia nazionale una deroga a quanto stabilito attualmente dall’'Agid, così da consentire anche ad Antonio di avere il suo Spid".