Secondo l'associazione di don Ciotti, se dallo Stato non arriveranno risposte ferme e immediate il rischio è che molti collaboratori di giustizia smettano di parlare
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L'assassinio a Pesaro di Marcello Bruzzese, fratello del collaboratore di Giustizia Girolamo, potrebbe essere non solo una vendetta trasversale ma anche una sfida allo Stato e un messaggio inviato a tutti i pentiti di 'ndrangheta. A suggerirlo è l'associazione Libera, secondo cui "il feroce omicidio avvenuto nella sera di Natale, pone tanti interrogativi sul sistema di tutela dei collaboratori e dei loro familiari".
E' chiaro, sostiene l'associazione di don Ciotti in una nota, "che qualcosa non ha funzionato e che c'è stata qualche falla nel sistema. Interrogativi che necessitano di risposte immediate, ferme e decise da parte dei rappresentanti del governo e dello Stato". Perché nella lotta alle mafie "non ci possono essere zone d'ombra, non possiamo rischiare di alimentare sfiducia e dubbi su un sistema di protezione che ha garantito nella maggior parte delle situazioni riguardanti i collaboratori di indebolire con le loro dichiarazioni il sistema mafioso e di contribuire in molti casi a riscrivere tante verità nel nostro paese".
Insomma, secondo Libera se da parte delle istituzioni non arriverà, ferma e forte, una risposta al delitto, il rischio è che molti pentiti possano decidere di smettere di collaborare per timore che gli ex compagni possano vendicarsi uccidendo i loro familiari anche se lo Stato ha garantito loro protezione.