Secondo l'accusa, quando è stata violentata la 18enne era in condizioni di inferiorità psichica a causa dell'assunzione di eroina per via endovenosa
© ansa
La procura di Macerata ha chiuso le indagini nei confronti di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano in carcere per l'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro, uccisa il 30 gennaio in un appartamento a Macerata. I reati contestati sono omicidio volontario aggravato, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e violenza sessuale ai danni di una persona in condizioni di inferiorità psichica o fisica.
Reiteratamente accoltellata - Secondo la Procura, Pamela sarebbe stata percossa alla testa nella zona fronto-parietale sinistra con un corpo contundente o sbattuta contro un oggetto smussato, costretta a subire rapporti sessuali mentre era stordita dall'eroina e poi "reiteratamente" accoltellata all'altezza del fegato.
Altri due indagati per spaccio d'eroina - Oseghale, difeso dagli avv. Simone Matraxia e Umberto Gramenzi e a oggi l'unico in carcere con l'accusa di omicidio, ha finora respinto ogni accusa: recentemente il tribunale del Riesame aveva escluso l'addebito di stupro, confermando la tesi del gip secondo cui Oseghale avrebbe ucciso la ragazza ma non l'avrebbe violentata. Gli altri due indagati, Desmond Lucky e Lucky Awelima, sono in carcere solo per spaccio d'eroina.
Pamela in condizioni di inferiorità psichica - A Oseghale, l'accusa contesta le mutilazioni e deturpazioni compiute sul cadavere della 18enne. Macabre operazioni compiute, secondo gli inquirenti, per "cancellare ogni prova di contatti fisici" con la ragazza. Il corpo venne tagliato a pezzi, dissanguato, lavato con candeggina e posto in due trolley, ritrovati il 31 gennaio a Pollenza. Al momento del contestato stupro, questa la tesi della Procura, Pamela era in "condizioni di inferiorità psichica" in quanto aveva assunto, in presenza di Oseghale, "eroina per via endovenosa" che lo stesso nigeriano le "aveva procurato grazie al connazionale Desmond Lucky".