IMPUTATO ANCHE IL MEDICO

Pesaro, morì di otite dopo una cura omeopatica: condannati i genitori

Il gup ha rinviato a giudizio il medico che ha "consigliato" la coppia, per il quale si procederà con rito ordinario

06 Giu 2019 - 18:24

      
   
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Condannati a tre mesi di carcere i genitori di Francesco, il bambino di 7 anni di Cagli (Pesaro Urbino) morto il 27 maggio 2017 per una otite batterica bilaterale. La coppia, accusata di concorso in omicidio colposo aggravato, si era affidata alle cure di un medico di Pesaro, anche lui imputato, specializzato in omeopatia, che aveva consigliato prodotti omeopatici invece degli antibiotici per lenire l'otite, poi degenerata in una encefalite.

Il gup ha rinviato a giudizio il medico per il quale si procederà con rito ordinario poiché non ha fatto richieste di riti alternativi. Il processo si aprirà il 24 settembre. I difensori hanno preannunciato che ricorreranno in appello contro la condanna dopo aver letto le motivazioni della sentenza che verranno depositate entro 90 giorni.

"C'è amarezza, ma crediamo ancora nella giustizia", detto il nonno materno di Francesco, presente con i genitori del piccolo in aula. Il medico, assistito dall'avvocato Fabio Palazzo, sostiene di non aver imposto la cura omeopatica; ma anche l'assenza di un nesso causale tra la sua condotta e la morte.

Il bambino era stato curato con presidi omeopatici per l'otite che poi era degenerata in encefalite. Inutile il trasferimento d'urgenza da Urbino all'ospedale "Salesi" di Ancona dove il piccolo era arrivato in gravi condizioni: sottoposto a intervento nella notte tra il 23 e il 24 maggio 2017, era deceduto tre giorni dopo. I genitori affermano di non avere un approccio 'integralista' contro la medicina tradizionale; e che invece erano preoccupati che il figlio, soggetto a frequenti malanni, fosse continuamente sottoposto a cure antibiotiche.

Motivo che li avrebbe spinti a rivolgersi al medico anche perché dalle cure omeopatiche avevano anche tratto benefici in passato. Le condizioni di Francesco, argomenta la difesa, erano state altalenanti, tra miglioramenti e peggioramenti, tanto da non rendere pienamente percepibile la gravità della situazione fino alla degenerazione in encefalite.

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