Per il 29enne di Tolentino, che in Corte d'Assise ha chiesto scusa e ammesso di aver sbagliato, è stata riconosciuta l'aggravante dell'odio razziale
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Luca Traini, autore del raid a colpi di pistola contro alcuni migranti a Macerata il 3 febbraio, è stato condannato a dodici anni di reclusione per le accuse di strage aggravata dall'odio razziale e porto abusivo d'arma. E' questa la condanna, che coincide con la richiesta della Procura, inflitta dalla Corte d'assise di Macerata nei confronti del 29enne di Tolentino che in Corte d'Assise ha chiesto scusa ammettendo di aver sbagliato.
La Corte ha ritenuto l'imputato del tutto capace d'intendere e di volere: per questo a Traini sono stati inflitti oltre ai 12 anni di carcere anche tre anni di libertà vigilata che dovrà eventualmente scontare dopo il periodo di reclusione. Si tratta della sentenza di primo grado contro la quale la difesa, con ogni probabilità dopo aver letto la motivazione, proporrà ricorso in appello.
Le scuse di Traini - Per il 29enne è stata, dunque, riconosciuta l'aggravante dell'odio razziale nonostante le dichiarazioni spontanee rilasciate in mattinata durante il processo con rito abbreviato (a porte chiuse) in Corte d'Assise. "Non provo nessun odio razziale, volevo fare giustizia contro i pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell'immigrazione. Ho avuto un'infanzia difficile ma non sono né matto né borderline. Il mio gesto - aveva spiegato Traini - non è collegato al colore della pelle: un poco di buono può essere sia bianco sia nero. Grazie ai giudici e alle forze dell'ordine che stanno riportando la situazione alla normalità".
Traini, che indossò una bandiera tricolore e fece il saluto romano prima di arrendersi ai carabinieri, disse che voleva vendicare la morte di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta e pezzi. Per questo delitto è detenuto il pusher nigeriano Innocent Oseghale.
Il procuratore di Macerata: "Molto soddisfatti" - "Siamo molto soddisfatti per la risposta che ha saputo dare la giustizia con una sentenza di primo grado arrivata in un tempo limitato per fatti di estrema gravità": così il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio commenta la sentenza di condanna.