Sul caso, il laico Ernesto Carbone (Iv), ha presentato una richiesta al Comitato di presidenza del Csm: "Si tutelino giudici da attacchi"
Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour (Cuneo) condannato in primo grado per l'uccisione di due banditi durante una rapina al suo negozio, dovrà pagare anche un risarcimento economico di 480mila euro a beneficio delle famiglie delle due vittime e del rapinatore superstite, ora in carcere. Ai nostri microfoni, Roggero ha detto: "Sembra fatto volutamente per schiacciare in ogni modo ed eliminare una famiglia". Intanto, il laico Ernesto Carbone (Iv) ha presentato una richiesta al Comitato di presidenza del Csm, chiedendo che quest'ultimo apra una pratica "a tutela dell'autonomia, dell'indipendenza e del prestigio della magistratura" in seguito alle "espressioni denigratorie" usate contro i magistrati della Corte di Assise e della procura di Asti, dopo la condanna del gioielliere da parte "di alcuni esponenti della politica e funzionari dello Stato".
"Non abbiamo più soldi" - Roggero sta raccogliendo fondi online per il risarcimento. "Non abbiamo più soldi, c'è una solidarietà inimmaginabile", ha aggiunto il gioielliere a Tgcom24. "Io non ho capito chi ha volutamente messo online quel video denigratorio dal quale si deduce che io sia uscito sparando all’impazzata. Non è così. Io i tre colpi li ho esplosi in macchina", ha concluso, ribadendo che stava cercando la moglie, convinto che fosse nelle mani dei rapinatori.
"Csm tuteli giudici da attacchi" - Intanto, Carbone chiede che l'apertura della pratica sia deliberata "con urgenza". Un'esigenza che "trova ragion d'essere nelle espressioni, utilizzate da alcuni esponenti della politica e funzionari dello Stato, di natura svalutante, denigratoria e lesiva dei principi di autonomia e indipendenza della magistratura, nonché del prestigio di cui, la stessa, che la Costituzione concepisce come potere dello Stato, deve godere". Carbone ritiene pertanto "opportuno e doveroso procedere a un'analisi delle espressioni e dei commenti" diretti ai magistrati Alberto Giannone ed Elio Sparacino, rispettivamente presidente e componente della Corte di Assise, nonché al procuratore di Asti, Biagio Mazzeo e al sostituto, Davide Greco, "essendo assolutamente necessario e improcrastinabile affrontare il tema con la completezza che merita".