"Questo ritardo rischia di vanificare l'efficacia e la tempestività del provvedimento adottato a salvaguardia dell'incolumità della ragazza. E proprio nel momento più delicato della vicenda", ha commentato il procuratore Asaro
© IPA
A dieci giorni dal provvedimento, non sono ancora disponibili i braccialetti elettronici imposti a un 22enne e alla fidanzata 16enne dopo la denuncia - a Marsala - della madre di lei perché terrorizzata dallo stato di soggezione psicologica della ragazza, vittima delle ossessive manie di controllo del ragazzo. Lo riporta la Repubblica. "Questo ritardo rischia di vanificare l'efficacia e la tempestività del provvedimento adottato a salvaguardia dell'incolumità della ragazza. E proprio nel momento più delicato della vicenda", ha commentato il procuratore Fernando Asaro, che ha scritto all'azienda che si occupa della fornitura dei dispositivi. Attualmente, quindi, i due ragazzi sono senza controllo.
La vicenda - La madre di una 16enne ha denunciato il fidanzato della figlia, un 22enne, perché quest'ultimo la perseguitava: controllava ogni movimento della giovane costringendola a estenuanti videochiamate per sapere costantemente dove e con chi fosse, le faceva continue domande sulle precedenti relazioni, la insultava, la istigava al suicidio e minacciava la sua famiglia, entrava nel registro scolastico telematico per conoscere le lezioni che frequentava, le proibiva di andare a passeggio con la madre. La ragazza era totalmente plagiata e in preda a costanti crisi di ansia, una delle quali, ad aprile scorso, l'ha costretta a un ricovero urgente al pronto soccorso dell'ospedale di Marsala dove i medici le hanno diagnosticato una crisi dovuta all'agitazione.
La decisione della madre della 16enne di rivolgersi alla polizia ha fatto scattare le indagini nei confronti del giovane, a cui il 2 dicembre è stato notificato il divieto di avvicinamento alla fidanzata. Deve anche indossare il braccialetto elettronico, così come la 16enne - come richiesto dal pm Roberto Piscitello - così da consentire agli inquirenti di verificare se l'indagato viola la misura cautelare e si avvicina a meno di 300 metri dalla vittima.
Ora la ragazza "è più serena" - La denuncia e la decisione del gip inizialmente ha inasprito i rapporti in famiglia, poi la ragazza - che, sentita dagli inquirenti, ha sempre tentato di minimizzare i fatti - ha capito che la donna aveva agito per il suo bene. "Ora è più serena", racconta la madre.